Domenica alle 21.30, in Piazza Unità con ingresso gratuito, arriva Ermal Meta, l’artista che con “Vietato Morire” ha ottenuto il terzo posto all’ultimo Sanremo, dove ha ricevuto anche il premio della critica e il premio per la migliore cover con “Amara Terra Mia” di Modugno. L’omonimo album ha debuttato alla prima posizione della classifica dei più venduti, ottenendo il disco d’oro.
Cantante, autore, produttore e polistrumentista di origini albanesi, Ermal è accompagnato sul palco da Dino Rubini (basso), Marco Montanari (chitarra), Emiliano Bassi (batteria), Roberto Pace (tastiera e pianoforte) e Andrea Vigentini (cori e chitarra acustica).
Ermal, un 2017 ricco di successi.
«È stato un anno pazzesco, il prosieguo di un percorso cominciato già l’anno scorso con Sanremo Giovani. Sono molto soddisfatto del lavoro che è stato fatto e sono contento di lavorare con la Mescal, per me la migliore etichetta italiana, senza nessun dubbio, perché mi permette una grande libertà, artisticamente faccio tutto quello che mi va. Per esempio, andare a Sanremo e portare una canzone come “Vietato Morire” non è una scelta facile. Siamo abituati a delle cose un po’ accattivanti e il messaggio di quel pezzo non lo è, ma se la gente che ascolta apre il proprio cuore capisce quello che vuole trasmettere. Non sarei voluto andare a Sanremo con nessun altro brano. Io cerco la verità, non il tormentone: non voglio tormentare le persone, le voglio emozionare».
Il genere proposto?
«Nei miei dischi si trovano cose molto diverse. Per me esistono due generi: la musica fatta bene e quella fatta male. Mi impegno con tutte le forze perché la mia rientri nella prima categoria».
Che concerto porta?
«Sul palco si vede tanta energia. Poi ogni concerto è diverso, dipende da come si interagisce con il pubblico. Ci sono i pezzi dell’ultimo album e anche del precedente “Umano”. Poi canzoni che ho scritto per altri, nella loro veste originaria».
I musicisti che la accompagnano?
«Una band straordinaria, chi ci vedrà dal vivo se ne renderà conto. Fin da piccolo ho sempre suonato nelle band, quindi anche se ora porto avanti un progetto solista, in realtà, rimango in un gruppo. Ed il rapporto umano è fondamentale, ci dev’essere feeling e fiducia».
I suoi fan?
«L’affetto mi arriva in maniera forte. Una delle cose che mi fa più specie e vedere delle frasi di mie canzoni tatuate su di loro, quella è una cosa che mi colpisce».
Ha lavorato molto come autore (per Renga, Patty Pravo, Francesca Michielin, Giusy Ferreri…). Se le canzoni sono come figli, non pesa darle ad altri?
«Per una mamma italiana forse, io mi sento più genitore norvegese: a 18 anni via di casa. A parte le battute: no, è il mio lavoro. Sono felice, la musica è fatta di condivisione ed è bello vivere qualcosa che hai scritto tu attraverso la voce di qualcun altro».
A Sanremo è stato premiato anche per la cover di Modugno. Come ci si approccia ad una canzone altrui?
«Rispettandola nella sua intenzione originale, cercando di tradurre quello che hai capito in modo tuo, personale. Così non tradisci né la canzone che stai cantando né tantomeno te stesso».
Tra le tante collaborazioni, un duetto con Elisa.
«Una persona meravigliosa, adorabile. Le voglio un gran bene. L’ho sentita poco fa. Artista straordinaria, cantante strepitosa, con un’anima grande. Da vent’anni dimostra di essere una delle più grandi artiste italiane. Non dico che è perfetta, perché non le piacerebbe la parola… ma è tendente alla perfezione».
L’esperienza televisiva di giudice ad Amici?
«Mi è piaciuta, mi sono divertito. Non so ancora se si ripeterà, se ci sarà la possibilità sicuramente lo farò. Per ora sarò impegnato esclusivamente con il lungo tour in Italia. E a novembre anche qualche data in Europa e Stati Uniti».
Elisa Russo, Il Piccolo 09 luglio 2017