INTERVISTA EUGENIO FINARDI A TRIESTE IL 27.07.18

«È una grande emozione tornare al Castello di San Giusto, dove suonai nel 1979: quel concerto ha fatto la storia, è stato filmato ed è nelle teche Rai. Ne ho un ricordo molto bello». Dopo tanti anni Eugenio Finardi ha suonato a Trieste nel 2016 per un sold out al Miela con “40 anni di musica ribelle” e venerdì porta a San Giusto, per la rassegna Hot in The City di Trieste is Rock e Good Vibrations, il nuovo spettacolo “Finardimente”. «Ho un legame affettivo con la città fin dall’infanzia – riprende il cantautore milanese – mia madre era una cantante lirica ed era ipovedente, per questo quando è nata mia sorella ha avuto bisogno di aiuto ed è arrivata una governante di Palmanova che aveva parenti a Trieste e io spesso ci venivo, anche per periodi lunghi. Da bambino avevo quest’immagine di città bellissima sul mare, maestosa e signorile, anche paurosa quando c’era la bora. Mi piacciono i luoghi di confine, lo dice anche il mio cognome che viene da “Confinardi”, eravamo l’ultima famiglia di confine tra Bergamo e Milano».

“Finardimente”?

«Uno spettacolo più teatrale, la versione estiva è leggermente più rock di quella invernale pensata per i teatri e quasi completamente acustica. È un dialogo sulla percezione e sul ruolo che hanno le canzoni nella nostra memoria, nella nostra storia: la musica ci entra dentro in maniera sottile e si stabilisce uno strano rapporto tra chi la fa e chi la ascolta, le canzoni diventano una sorta di proprietà comune».

Sul palco con lei?

«Giovanni “Giuvazza” Maggiore alle chitarre che aprirà anche lo spettacolo con tre canzoni dal suo album, Claudio Arfinengo alle percussioni, Marco Lamagna al basso, mia nipote Federica Finardi Goldberg al violoncello e c’è una nuovissima aggiunta alle tastiere che è con noi da poche date, Alex Catania (un giovane classe 1992)».

Un tour fittissimo.

«Sono già stanco adesso (ride ndr)».

Le volevo chiedere proprio dove trova tutta questa energia!

«Più che altro ci vuole sempre più tempo per riprendermi dopo. Quando si è sul palco la si trova l’energia, sono i viaggi che massacrano. Il giorno prima di Trieste suoniamo in provincia di Ferrara e il giorno successivo a Messina, sarà impegnativo, siamo come delle palline da ping pong».
Nonostante la fatica continua a piacerle essere in tour?

«Per forza. È quello che faccio da tutta la vita. Non conosco altra realtà. Sarebbe come chiedere a Soldini se gli piace andare a vela, magari ci sono dei momenti durante la tempesta, quando gli grandina sulla barca e non riesce a cucinarsi niente di caldo in cui preferirebbe essere a casa a guardare la tv. Ma alla fine non c’è altro che mi piacerebbe veramente fare. È bello il momento in cui ci riuniamo con la band, io arrivo da Milano, gli altri da Torino o Firenze, ci ritroviamo ed è qualcosa di molto arcaico, tribale».

 

Elisa Russo, Il Piccolo 24 Luglio 2018

 

Finardi

 

 

PAOLA ROSSATO APRE IL CONCERTO

 

Alle 20.30, prima di “Giuvazza” e del concerto di Finardi, apre la cantautrice goriziana Paola Rossato. Presenta il suo debutto “Facile”, di recente in lizza per la Targa Tenco, registrato con i musicisti Sergio Giangaspero (chitarre), Simone Serafini (basso, contrabbasso e violoncello), Ermes Ghirardini (batteria e percussioni), Gianpaolo Rinaldi (pianoforte, hammond), Mirko Cisilino (tromba) e ospite speciale il rapper Doro Gjat.
Paola Rossato

 

 

FINARDI: Più DI 40 ANNI DI MUSICA FUORI DAGLI SCHEMI

 

Classe ’52, a più di 40 anni di “musica ribelle” Eugenio Finardi dice: «Sono ancora molto curioso di quello che succede, nella musica e non solo, sono assetato di futuro. Credo sia l’unico modo di affrontare la vita, in tempo di cambiamenti rapidi. Ho accettato il passaggio del tempo, i cambiamenti anche fisici, non mi tingo i capelli e mi faccio vedere come è giusto che sia alla mia età, questo comporta uscire da certi schemi».

 

 

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