Mercoledì alle 21.30 Filippo Graziani, figlio dell’indimenticabile Ivan, è in concerto al Mast di Via San Nicolò 3b; in apertura il cantautore triestino Riccardo Gileno.
Filippo ha avviato una carriera solista costellata di importanti traguardi, tra Sanremo (nel 2014) e Targhe Tenco. Parallelamente porta avanti varie iniziative dedicate al padre, dall’album «Filippo canta Ivan Graziani» al «Tributo a Ivan Graziani» (con cover eseguite da Marlene Kuntz, Tre Allegri Ragazzi Morti, Roy Paci, Cristicchi, Paolo Benvegnù…) fino al più recente spettacolo “Fuochi sulla Collina” con il giornalista Andrea Scanzi. Spiega Filippo: «Sono linee parallele che difficilmente s’incrociano. Faccio le cose di mio padre con grande rispetto, cerco di evitare derive palesemente sentimentali. Per me è un grande piacere, una cosa che amo fare anche in maniera molto intimista come con “Fuochi sulla collina”, uno spettacolo giornalistico musicale dove suono da solo. Due cose separate ma unite dallo stesso spirito: trovo chi mi chiede i pezzi miei quando faccio quelli di mio padre e viceversa, quindi è un legame da cui non riuscirò mai a staccarmi veramente del tutto e neanche voglio farlo, è un repertorio che mi appartiene e – senza false modestie – non è neanche facile da fare. E infatti di cover band di mio padre in giro non ne vedi, ce ne sono un paio in tutta Italia perché non è una roba da pub. E invece ci sono ovunque cover band di Ligabue, perché sono più fattibili. Mio padre chitarristicamente e vocalmente era ed è una pagnotta più pesante da digerire!»
A giugno è uscito il suo secondo album «Sala Giochi», dal forte sapore anni Ottanta.
«Ho 37 anni, come molti della mia generazione l’ultima metà degli anni Ottanta mi ha segnato per quanto riguarda le impressioni visive, estetiche, sonore… i miei primi ricordi musicali mi arrivano dai telefilm che guardavo quando avevo otto-nove anni… i videogiochi che c’erano nei bar hanno creato in me questo piccolo rigurgito che è venuto fuori adesso».
Nel disco c’è un’illustrazione di Tanino Liberatore, il “Michelangelo del fumetto” per definizione di Frank Zappa.
«Un artista incredibile di cui ho sempre avuto un rispetto mostruoso, ho fatto la scuola d’arte e ho grande passione per l’illustrazione, quando ci siamo conosciuti è nata un’amicizia e quindi questa collaborazione, è stato un regalo sproporzionato. Lui è una persona estremamente modesta».
Canta “Tutto mi tocca”. È un ipersensibile?
«Sì tantissimo. Ipersensibile, vagamente sociopatico… come tutti. Non c’è più un’idea di normalità del rapporto con la realtà e con la società. Non si può più permettersi di essere persone serene. È un lusso che non te lo dà neanche i soldi. Te lo potrebbe dare solo non capire un cazzo di quello che ti succede intorno: solo così potresti essere sereno e pacifico. Se hai anche solo un attimo a mente cosa sta diventando e dove sta andando il mondo fai fatica ad essere sereno. Per questo dico che sono un nervo scoperto, che tutto mi tocca. Ma voglio che tutto mi tocchi, penso che l’impoverimento sentimentale – emotivo nei confronti della realtà che ci circonda, il menefreghismo, sia il campanello d’allarme più grosso che esista. Sono vivo e pensante nei confronti del mondo che mi circonda».
C’è un filo che lega i brani?
«Scanzi scrisse che è un concept album, me l’hanno poi detto in tanti: non è stata una cosa voluta ma in effetti è così. Un po’ come facevano i cantautori di una volta. È tutto quello che questa società mi sta dando e la voglia che ho di recuperare le cose che mi sta togliendo, come il contatto con il prossimo non solo attraverso una tastiera».
Ha collaborato con il triestino Cortex nella cover di “140kmh”.
«Aveva qualche indecisione su come chiudere la canzone e gli ho dato una mano con gli arrangiamenti, ci siamo trovati musicalmente, è stata una bella collaborazione».
Trieste?
«Ci sono venuto per uno spettacolo itinerante una quindicina d’anni fa. Mi aveva colpito molto e mi era rimasto il desiderio di tornarci e finalmente posso farlo. Ho amici che hanno già suonato al Mast e me ne hanno parlato bene e mi fa piacere venirci. Sarò da solo quindi avrò la possibilità di spaziare col repertorio».
Indie o mainstream?
«La parola “indipendente” mi mette ansia, preferisco “alternativo”. Poi oggi chi è indipendente? Paolo Benvegnù. Ma Lo Stato Sociale o Thegiornalisti no».
Elisa Russo, Il Piccolo 5 Marzo 2018