Domani sera al Teatro Miela si esibirà Laetitia Sadier con il suo progetto Monade.

La Sadier è conosciuta ed apprezzata soprattutto per la sua lunga carriera negli Stereolab, gruppo franco-britannico che si è imposto negli anni ’90 con un originale mix di sonorità retro/elettroniche, krautrock, ritmiche brasiliane, melodie pop francesi e un’inclinazione per l’art rock presa in prestito dai Velvet Underground. Un’operazione raffinata di destrutturazione del rock che ha dato luogo a paragoni con nomi illustri come Roxy Music, King Crimson e Pink Floyd. Gli Stereolab sono tuttora attivissimi: suoneranno a diversi grandi festival estivi e a breve realizzeranno un nuovo disco.

Laetitia negli Stereolab ha sempre scritto soltanto i testi, ma aveva voglia di cimentarsi anche con la composizione di musica che da un po’ le girava nella testa.
I Monade sono nati per soddisfare questa esigenza: come side project, con una serie di registrazioni casalinghe e niente più: «Non sapevo di essere in grado di comporre al 100% da sola, così ogni nuova canzone mi sembrava un piccolo miracolo! Sono la cantante degli Stereolab da più di 15 anni ed è grandioso, ma al tempo stesso sentivo il bisogno di costruire qualcosa di nuovo». Nel tempo, però, l’idea iniziale si è evoluta e la Sadier (impegnata al moog e al trombone, oltre che a cantare e comporre) ha adunato attorno a sé diversi musicisti: la bassistaMarie Merlet, Nicolas Etienne alle tastiere e David Loquier alla batteria.
Il disco d’esordio, «Socialisme Ou Barbarie», del 2003, etichettato come “The Bedroom Recordings” (registrazioni da camera), arriva ben sette anni dopo la nascita del primo embrione dei Monade, raccoglie i suoi primi lavori solisti e ben riflette la natura artigianale e autoprodotta del materiale sonoro.
Nel 2005 la Too Pure – mitica etichetta degli Stereolab e delle Electrelane – ha pubblicato «A Few Steps More», secondo disco, questa volta registrato e mixato in un vero e proprio studio, quello degli Stereolab a Bordeaux. Al Teatro Miela i Monade presenteranno sicuramente «Monstre Cosmic» il loro nuovissimo lavoro, che esce proprio oggi (è prevista una prima edizione limitata di 500 copie).
La Sadier, parlando dei temi principali dell’album ha commentato: «Stavo cercando di scrivere sull’individuo e sulla capacità di ascoltare i desideri individuali. E poi, ho cercato di afferrare l’idea del divenire. Penso che sia un concetto molto importante: che si dovrebbe lasciare alle cose la possibilità di diventare. Io sono diventata una cantante e mi ci sono voluti anni… e voglio che i Monade abbiano la possibilità di diventare una band».

Il nome “Monade” è stato preso da un libro di Cornelius Castoriadis, il termine veniva usato per descrivere la psiche infantile ancora indifferenziata, prima che si divida nell’ego, superego ed es della socializzazione. «Monade è la parte del cervello in cui non ci sono contraddizioni, una parte indivisibile – spiega la Sadier -. In francese: “insécable”, in inglese “un-splitable”. Più ci penso e più il significato si evolve. Il mondo è indivisibile, noi stessi siamo un tutt’uno. Al mondo c’è posto per tutti, credo profondamente nella società e nella cittadinanza, nelle cose che ci uniscono. E poi nel nome c’è un riferimento al fatto che si tratta del mio progetto solista. È nato come un esperimento da cameretta. Pensavo soltanto a scrivere canzoni. Solo tempo dopo ho coinvolto altri musicisti di Bordeaux e il progetto si è evoluto in live band. I componenti sono cambiati nel tempo, adesso credo di aver trovato una line-up soddisfacente».
Si è esibita difronte a grandi platee come quella del Lollapalooza così come in piccoli club e teatri, qual è la differenza?

«Non c’è differenza. Questo è il mio lavoro e devo essere sicura di dare al pubblico qualcosa di valore, qualcosa che viene dritto dal mio cuore… Penso che la musica degli Stereolab e dei Monade sia accessibile a tutti, perché ci mettiamo il cuore e cerchiamo di creare qualcosa di nuovo».

Ci sono similitudini tra la musica dei Monade e quella degli Stereolab?

«Monade è un progetto umile ma ambizioso. So che può suonare un po’pretenzioso, ma è necessario diventare adulto per avere lo spazio per esplorare e sperimentare con te stesso, e capire cosa vuoi veramente fare. Per questo ho creato Monade: perché Monade in cambio possa creare me. Gli Stereolab sono qualcosa di diverso: sono il gruppo di Tim ed io avevo bisogno di creare le mie canzoni. Certo ci saranno delle somiglianze perché per anni sono andata alla scuola di Tim Ganes. Con gli Stereolab abbiamo appena finito di registrare un album intitolato “Chemical Chords” che uscirà in agosto. Abbiamo registrato 30 canzoni, e ne abbiamo altre 14 da mixare. Qualche volta Monade mi assorbe parecchio, specie quando esce un disco, perché è come occuparsi di un bambino: bisogna nutrirlo per farlo crescere, e noi vogliamo che questo disco sia un bimbo sano perché ne siamo molto orgogliosi».

Cosa le piace della musica italiana?

«Adoro Ennio Morricone e Piero Piccioni. E poi mi piace molto la vostra scena underground, molto impegnata e interessata alla politica».

Elisa Russo, Il Piccolo 18 Febbraio 2008

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