Un nome di culto, Les Négresses Vertes: la band folk rock si forma a Parigi nell’87, il debutto “Mlah” (“Tutto bene” in arabo) esce nel 1988, un cocktail di chanson française, ritmi latini, tradizione gitana, rock, ska, reggae, punk. La tragica scomparsa del cantante Helno nel 1993, a soli 29 anni, segna un inevitabile punto di svolta nella loro storia, ma nonostante il triste avvenimento l’ensemble continua a produrre nuovi album, esplorando diversi mondi musicali e collaborando con artisti come i Massive Attack per il remix di “Face à la mer” e Howie B per il celebre album “Trabendo”, esibendosi in giro per il mondo fino al loro scioglimento nel 2001. Dopo tanti anni di stop, il gruppo francese è tornato in pista nel 2018 per celebrare con un tour il trentennale dall’esordio. I concerti sono andati così bene e le richieste si sono moltiplicate tanto da convincerli a continuare, eccoli allora anche al Teatro Miela, sabato alle 21.30, in formazione praticamente originale. I biglietti per la serata targata Miela Music Live sono esauriti già dall’inizio di questa settimana.
Siete una delle band francesi tra le più conosciute fuori dai confini nazionali. Come ci siete riusciti?
«In passato, grazie alle tournée, siamo arrivati nel Regno Unito, Italia, Germania, Svizzera, Paesi Bassi, Svezia, Norvegia, Spagna, Giappone, Usa. Avevamo una casa discografica per ogni paese, e ci siamo arrivati con il lavoro, i concerti e i tour estenuanti».
Il vostro rapporto con l’Italia?
«Sin dal debutto il pubblico italiano ha dimostrato di apprezzare la nostra musica, e la stima è stata reciproca».
Cosa sapete della musica nostrana?
«Conosciamo la canzone napoletana e Nino Rota».
Due di voi, Stéfane e Iza Mellino (coppia anche nella vita), suonarono al Miela nel 2013. Ricordate?
«Certamente, ricordiamo un teatro bello pieno vicino al porto di Trieste in un concerto in cui proponevamo il nostro repertorio dei Mellino e anche qualche canzone dei Négresses».
E ora tornate proprio con i Négresses in un tour che festeggia i trent’anni dal vostro album d’esordio.
«Uno spettacolo che incanterà i presenti. Suoneremo integralmente il disco “Mlah” e qualche altro brano che ha fatto la nostra storia».
Gli anni passano ma l’energia sul palco rimane, da dove la traete?
«Dalla voglia di vivere di ciascuno di noi, dal passato che abbiamo in comune, dalle super canzoni del repertorio, che suoniamo per la nostra gioia e per quella dei fan».
Il successo della vostra reunion vi ha stupiti?
«Dopo 17 anni di assenza, non sapevamo cosa aspettarci dal ritorno sulle scene. E ci siamo ritrovati con il nostro pubblico come ci si ritrova con dei vecchi amici. All’inizio del 2018 avevamo previsto solo una quarantina di concerti, e invece a Trieste sarà la 172esima data».
La ricetta dei Négresses Vertes?
«Ci si impegna, si viaggia, si condividono momenti unici».
Gli esordienti di oggi fanno più o meno fatica di un tempo?
«Oggi per i giovani musicisti i social facilitano alcune cose e anche “fabbricare” musica è più semplice. Però bisogna crederci. La musica richiede un investimento personale senza dare certezze su quel che ti tornerà indietro».
A questo punto avete pensato di comporre nuove canzoni?
«Questa lunga tournée ci ha dato la voglia di stare assieme sul palco e ritrovare la nostra gente, staremo a vedere cosa succederà dopo».
Come si profila per voi il 2020?
«Siamo davvero contenti di tornare in Italia per tre date, un bel modo per cominciare quest’anno al meglio».
Elisa Russo, Il Piccolo 14 Febbraio 2020