Intervista LOREENA MCKENNITT al Folkest il 22.07.19

14 milioni di album venduti con dischi d’oro, di platino e multi-platino, nominata due volte ai Grammy Awards, premio alla carriera della Billboard International, si è esibita dalla Carnegie Hall al palazzo Alhambra di Granada in Spagna, fino alle performance per la Regina Elisabetta II: è Loreena McKennitt la star della 41esima edizione del Folkest. Con un nuovo album pubblicato l’anno scorso, “Lost Souls” (Quinlan Road, 2018), la cantautrice e polistrumentista canadese (con origini irlandesi e scozzesi) di fama mondiale, icona della musica celtica, torna in Italia con un tour di sei date che fa tappa lunedì alle 21.15 al Castello di Udine.

«Sono entusiasta di tornare in alcuni dei posti già visitati negli anni passati – dichiara Loreena – e di rivedere persone incontrate durante i miei precedenti tour, ma anche di esibirmi in luoghi splendidi mai visti prima. Dell’Italia apprezzo tante cose, c’è una combinazione unica di storia, cultura, un senso di comunità che trovo attraenti. C’è un forte senso della famiglia, dello stare assieme rallentando i ritmi. Ovviamente so che non è così per tutti e ovunque, ma in generale ancora resiste. A volte contano di più le piccole cose e non tutto ruota attorno al denaro».

Nel tour precedente si presentava in trio, questa volta?

«Mi accompagnano cinque musicisti: Brian Hughes alla chitarra, oud e bouzouki irlandese, Caroline Lavelle al violoncello, Hugh Marsh al violino, Dudley Philips al contrabasso e Robert Brian alla batteria. È il tour proposto a marzo in Europa, ma non avevamo fatto tappa in Italia. Ci saranno pezzi dal repertorio precedente che richiedono questo assetto live, come “The Mystic’s Dream”, “Marco Polo”, “Santiago”, “The Gates of Istanbul” e poi canzoni dall’ultimo “Lost Souls”».

Un album un po’ diverso dai precedenti?

«Un progetto particolare anche dal punto di vista tematico. Non si limita ai confini della storia dei Celti. Ho recuperato dei pezzi scritti anni prima e poi c’è un brano come “Breaking of the sword”, che commemora la battaglia di Vimy Ridge della prima guerra mondiale combattuta dai canadesi».

Ci racconta i suoi esordi? È vero che è stata la manager di sé stessa?

«Nel 1985 quando ho realizzato il mio primo disco, amavo la musica celtica e il teatro, avevo quest’energia creativa che volevo esplorare. Mi sono fatta prestare i soldi dai miei per pagare le registrazioni, andando a spendere quello che doveva servire per il proseguimento dei miei studi universitari. Ho cominciato a fare busking, suonare per strada, a Londra e Vancouver vendendo le mie cassette, per raccogliere i soldi per le registrazioni successive. Fino al 1991 ho costruito la mia carriera da sola: mi sono resa conto di come non bastasse il processo creativo, c’è tutto il lato del business attorno. Quando mi confrontai con la Warner nel 1991, mi ritrovavo ad andare a incontrare i manager e io non ne avevo uno. E mi rendevo conto che non avevamo obiettivi simili e quindi non avevo altra scelta che gestire io stessa la mia carriera, imparando quel che non sapevo dalle persone che nel frattempo incontravo».

Finì in tribunale per fermare un libro non autorizzato su di lei. Tiene molto alla sua privacy?

«Una delle cose interessanti che venne fuori dalla causa in tribunale fu che si possono tenere fuori dalla porta informazioni che non sono di pubblico interesse. In quel caso il problema non era semplicemente la divulgazione di dettagli sulla mia vita privata, ma l’invenzione totale di alcune cose non vere. Le persone devono prendere coscienza che è un diritto decidere quali informazioni su di sé possono essere diffuse».

Per questo ha deciso di chiudere la sua pagina facebook?

«Avendo già a cuore la questione della privacy, ho studiato con attenzione quello che i social media stanno facendo e ho deciso di non poter essere complice di queste aziende, che si muovono in maniera immorale nascondendosi dietro un paravento di finta democrazia».

Nei prossimi mesi, oltre alla musica a cosa si dedicherà?

«Ci saranno alcune date in Canada in autunno, poi rallenteremo un po’. Sto cercando di ritagliarmi più tempo per valorizzare il mio ruolo di cittadina che prende coscienza dell’emergenza climatica in cui ci troviamo. Vorrei mettere un attimo in secondo piano la mia carriera e prendermi le mie responsabilità, facendo qualcosa di concreto partendo dalla comunità locale di cui faccio parte. Sento questa forte spinta a dare la priorità al mio ruolo di cittadina, perché penso stiamo vivendo un momento decisivo della storia del pianeta».

Elisa Russo, Il Piccolo 22 Luglio 2019

Loreena McKennitt

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