INTERVISTA CON LUCA MARTELLO, AUTORE DI: «Groucho e i suoi fratelli – La vita e l’arte dei Marx Bros.» (Castelvecchi, pp.gg.496, euro 19,50 circa).

 


In occasione del centoventesimo compleanno di Groucho Marx (1890-1977), icona immortale della comicità e del cinema americano, e dell’ottantesimo anniversario del film Animal Crackers, viene pubblicata la prima monografia integralmente dedicata ai fratelli Marx:«Groucho e i suoi fratelli – La vita e l’arte dei Marx Bros.» di Luca Martello (Castelvecchi, pp.gg.496, euro 19,50 circa).
Com’è nata la sua passione per i fratelli Marx?
«Tutto comincia con Dylan Dog», spiega Martello. «Lo scrittore Tiziano Sclavi ha saputo inventare una miscela di umorismo e horror di grande successo, affiancando al protagonista del fumetto un sosia dichiarato di Groucho Marx. Ho iniziato a leggerlo da ragazzino e proprio in quei giorni la Rai ha trasmesso una cinquina di film marxiani. Mi hanno subito contaminato. Il binomio Dylan-Marx Bros. è stato una coincidenza che ha cambiato la mia vita. Dopo ho fatto il liceo artistico e un salto al Dams. Tutto per colpa di Sclavi».
Quali le difficoltà e quali le soddisfazioni incontrate durante la scrittura del libro?
«Per “Groucho e i suoi fratelli” ho dovuto studiarmi più di sessanta libri. Alcuni dei quali mi hanno fatto impazzire. Non si trovavano. Molti erano in inglese, per cui l’unico modo di acchiapparli era cercare qualche libreria dell’usato americana o britannica e contattarla via web. Il libro più introvabile rimane, paradossalmente, un testo in italiano di fine anni ’70. Le soddisfazioni… Avere scoperto che dopo tanto occuparmi dei Marx non c’è stata occasione di farmeli venire a noia. Un lusso che pochi comici possono permettersi: essere guardati all’infinito».
Nel libro spesso sottolinea come il doppiaggio italiano abbia snaturato e massacrato le opere dei Marx, come si è regolato per il suo lavoro di fronte al limite dell’intraducibilità?
«Per fortuna le battute più intraducibili non sono poi così tante e quando potevo ho preferito concentrarmi su quelle più universalmente comprensibili. Diciamoci la verità: ma se in America riscrivessero (e male!) le battute più buffe di Totò noi saremmo contenti? Ci arrabbieremmo e manco poco. Quindi, viva l’onestà e il rispetto per l’autore originale».
A chi non conoscesse l’opera dei Marx, da dove cominciare?
«Un appassionato/a del nonsenso? I fratelli Marx al college. Un tipo romantico? Una notte all’opera. Un cinefilo impegnato? La guerra lampo. Uno spettatore birbone che vuole semplicemente farsi due risate? Un giorno alle corse. Fan di Marylin Monroe? Una notte sui tetti. C’è un film dei fratelli Marx per ogni personalità».
I Marx Bros da un lato sono considerati un classico, ma al tempo stesso la loro comicità è spesso considerata d’élite… Come mai?
«Secondo me perché sono film in bianco e nero. E non ci sono donne nude. Se un film dei Marx venisse girato oggi da una superproduzione e con qualche reggicalze (non di più!) in mostra, farebbe un successone tra i ragazzi. L’unico reale problema è che nessuno sarebbe in grado di eguagliare quei tre clown morti quarant’anni fa. Ecco, se i Marx fossero vivi oggi la gente andrebbe di corsa a vederli. Anche gli italiani».
Lei collabora anche con il portale letterario Lankelot (dello scrittore triestino Gianfranco Franchi).
«Ho iniziato a scrivere di film nel portale di Franchi a fine 2003. La filosofia di Lankelot è cercare grandi autori dimenticati e riportarli alla luce. Io mi sono divertito a cercare i film meno commerciali possibile, dai primi lavori di Chantal Ackerman a Jan Švankmajer, e condividerli con i lettori».

Elisa Russo, Il Piccolo 05 Gennaio 2011

Articoli consigliati