INTERVISTA MAURO ERMANNO GIOVANARDI

Domani sera, alle 21.30 Mauro Ermanno Giovanardi, voce storica dei La Crus (molto apprezzati quest’anno a Sanremo con il brano «Io confesso»), sarà in concerto a Grado (Diga Nazario Sauro, per la rassegna Grado Festival Ospiti d’Autore). Dopo una lunga e stimabile carriera, il 2011 è stato un anno di grandi soddisfazioni per Giovanardi: la partecipazione a Sanremo lo ha fatto conoscere ad un pubblico più vasto e il singolo ha ben spianato la strada all’album solista «Ho sognato troppo l’altra notte?».
«L’esperienza di Sanremo è stata davvero importante» riflette Giovanardi, «soprattutto è stato importante andare su quel palco con la canzone giusta. È successo un piccolo miracolo trasversale e generazionale. Ne sono uscito con un profilo molto alto e non capita spesso. Ti cambia un po’ la vita. Il pezzo è stato pensato sul Sanremo in bianco e nero, quello di Endrigo e Tenco. Sono molto contento di come è andata».
È riuscito a non snaturarsi, in quel contesto?
«Ho fatto un po’ impazzire i miei discografici facendo saltare metà delle interviste, perché volevo arrivare tranquillo, sereno. Dicevo: “so fare discretamente una cosa: cantare. Fatemi fare quella!”. Ho seguito pochissimo la televisione e i giornali, ho cercato di non entrare nel circo mediatico. Poi le cose importanti le ho fatte: Mollica, il Tg2, Rtl… ma centellinate. Volevo andare sul palco a fare quello che sapevo fare. Non volevo arrivare troppo stravolto. Ero l’unico che aveva il televisore nel camerino sempre spento! Mi sono estraniato da tutto, se no lì ti mangiano. Il disco era pronto già da un anno, tutti mi dicevano che era bellissimo, che ero un pazzo a lasciarlo nel cassetto. La mia priorità era far uscire il mio disco. Poi, certo, mi sono reso conto che tutta la stampa parlava benissimo del mio pezzo, dicendo che era inattaccabile. Non era la canzonetta pop, c’era tutto un altro immaginario».
Cambiamenti concreti ne ha percepiti?
«La popolarità quotidiana. Anche adesso in metropolitana a Milano, mi hanno fermato, dicendomi che il mio pezzo doveva vincere! Sfortuna ha voluto che mi sia capitato in un periodo di vacche magre per la discografia».
Che concerto porta a Grado?
«Mi accompagna la band coi fiati, abbiamo riarrangiato tutto lo spettacolo con lo stesso rigore stilistico che c’è nel disco, per cui anche i tre pezzi dei La Crus che ci saranno nel concerto, un paio di pezzi del mio primo disco solista, qualche cover, sono in linea con le suggestioni dell’ultimo disco, quindi un viaggio negli anni 60 attraverso la mia sensibilità e il mio modo di vedere la musica. Uno spettacolo molto fresco».
La sua carriera è costellata di duetti con voci femminili. Chi manca?
«Ho duettato con tutte le cantantesse, mi sa: Alice, Patty Pravo, Consoli, Syria, Donà… ne sono rimaste poche! Ecco, mi piacerebbe fare un duetto con Mina».
Della scena milanese nata negli anni 80/90, siete ancora tutti in pista (Casino Royale, Afterhours, Edda e No Guru…) e con successo. Che effetto le fa?
«Ne parlavo l’altro giorno con Alioscia dei Casino Royale all’Mtv Day: dopo vent’anni siamo ancora qua! Dalla nidiata nata nei primi anni ’90, per una congiunzione astrale esplosero band che finalmente cantavano in italiano, le major si resero conto del potenziale e le misero sotto contratto. È stato un periodo fertile. Poi c’è stato poco. C’era in noi un’identificazione con la musica totale, molto forte. Per noi era uno stile di vita, senza differenza tra palco e vita reale».

Elisa Russo, Il Piccolo 13 Luglio 2011

 

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