INTERVISTA MIK ALL’HAMERICA’S IL 20.02.20

«Se sei innamorato della musica non puoi lasciarla, che sia in un palazzetto, in un teatro o in pub, da solo o in gruppo, non cambia poi molto quando c’è uno scambio di energia tra te e chi ascolta con il cuore aperto e allora succede qualcosa. La musica è nell’aria. E rispecchia la vita». Il songwriter Michele Stefanuto, in arte Mik, visto di recente anche come ospite speciale di The Leading Guy al Miela e quest’estate in Piazza Verdi, torna a Trieste con il suo nuovo progetto Mik & The Boulevard II, in trio con il batterista Carlo Mad-Eye Badanai e il bassista Massimiliano Roma, giovedì alle 21 all’Hamerica’s (in Viale XX Settembre 39). L’artista pordenonese presenta nuovi brani originali, che trasudano rock’n’roll, tra il brit e il sound californiano; è in vista un album a fine aprile e ha deciso di invitare sul palco triestino alcuni noti talenti cittadini: i cantautori Chiara Vidonis, The Leading Guy, Cortellino e il bassista Adriano Sardo.

Mik comincia a scrivere canzoni a 12 anni «Da piccolo – dice – mi hanno messo al pianoforte ma scappavo dalle lezioni, poi ho preso in mano la chitarra e lì è finita». Con la prima band, Photonik, ha partecipato a un programma su Mtv; il successo arriva con The Panicles, nati nel 2008, accumulano esperienze importanti: un primo ep registrato agli Abbey Road Studios, un contratto con la major EMI, l’apertura per i Deep Purple, la partecipazione a X Factor nel 2015. Poi il percorso si interrompe, anche se nel 2017 si ritrovano per una reunion: «Con i Panicles fu decisivo un viaggio a Londra – ricorda – abbiamo conosciuto Roberto Tini che ha voluto produrci; la EMI è stata poi acquisita da Universal, ha perso anche i Coldplay in quel periodo e si sono bloccati molti contratti, noi siamo rimasti incastrati in questo meccanismo, non siamo riusciti a fare le cose che avevamo in mente. Ci avevano chiesto un repertorio sia in italiano che in inglese, provammo anche Sanremo Giovani, come ci era stato suggerito. Ma mi trovo meglio con l’inglese, ho sempre ascoltato tanta musica internazionale, mi sento figlio di un songwriting che ha poco a che fare con la nostra tradizione. Dopo X Factor la storia si è chiusa, avevamo cambiato tre formazioni e ci sembrava che ormai si fosse detto tutto, e avevo voglia di fare qualcosa da solo». Comincia allora un percorso da cantautore viaggiatore: il suo album “Songs From a Hotel Room” (pubblicato a gennaio 2019 dalla Label Oyez!) è stato registrato on the road in diverse stanze d’albergo tra Europa e America. L’attività live lo ha portato in diretta su RaiRadio1 e su LaRepubblica.it, ad aprire i concerti di The Leading Guy, Steve Hill, Brendan Gallagher, Delta Moon, My Uncle Stoat, Bianco, ha suonato anche per Sofar Sounds Los Angeles e ha interpretato il brano “Fireflies” per la serie tv “Immaturi” con Luca e Paolo, trasmessa su Canale 5. «Ho già inciso materiale nuovo, molto solare e rock’n’roll – conclude – e non vedo l’ora di farlo uscire perché è nato in questo periodo che per me è davvero carico di emozioni, sono diventato padre da poco e la musica non la voglio lasciare, farà parte della mia vita, di quella di mio figlio e della mia compagna. Dalla musica non ti puoi separare, anche se non tutti i ricordi sono piacevoli; la musica è come una storia d’amore: mi ha dato tanto ma anche mi ha tolto, mi ha fatto crescere come uomo ma ci ho perso degli amici storici che erano con me nella prima formazione dei Panicles, non ci siamo intesi, qualcosa è andato storto».

 

Elisa Russo, Il Piccolo 20 Febbraio 2020

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