intervista NEGRITA a Lignano il 16.07.19

«Quando abbiamo iniziato non mi sarei mai immaginato il futuro dei Negrita. Adesso che mi ritrovo a festeggiare i 25 anni di carriera penso “Allora ce l’abbiamo fatta”!»: parole del cantante e chitarrista Pau, live martedì alle 21.30 all’Arena Alpe Adria di Lignano Sabbiadoro, unica data nel Nord Est, con “La teatrale plus”, sorta di prolungamento del tour nei teatri. A febbraio è uscita la raccolta “I Ragazzi Stanno Bene 1994-2019”, che celebra 25 anni di successi della band toscana: 32 brani che ripercorrono la storia dei Negrita assieme agli inediti “Andalusia”, “Adesso basta” e “I Ragazzi Stanno Bene”, canzone presentata all’ultimo Sanremo.

«Ricordo un paio di concerti a San Giusto – riprende Pau – il primo in particolare fu bellissimo, a metà anni novanta, eravamo agli inizi ed era impallato di gente, con un popolo triestino nelle prime file molto entusiasta, era seguita una nottata nei locali dietro Piazza Unità, abbiamo fatto l’alba e ne ho un gran ricordo. Pessima invece l’esperienza alla Barcolana 2007, eravamo stati chiamati come headliner con 10 mila persone davanti ma c’erano un sacco di gruppi spalla, tanto che siamo arrivati a ridosso dell’orario di chiusura e volevano mandarci via dal palco al secondo pezzo (abbiamo resistito fino al quarto)».

Che bilancio fate con questo tour celebrativo?

«Sembra siano volati questi 25 anni e non ti rendi ben conto di quale lasso di tempo hai attraversato con la tua musica, ci sembra quasi di essere dei miracolati. Poi se consideriamo che suonavamo già prima dell’album d’esordio il tempo si allunga ancor di più. Noi veniamo da una piccola città, io vengo dalla provincia quindi riuscire a formare una band in un luogo come quello e riuscire a suonare rock e i suoi derivati in Italia, arrivare a un primo album con una major e fare poi ben dieci dischi è un percorso che se ci penso bene mi meraviglia molto».

Il concerto attuale?

«Sei anni fa per la prima volta abbiamo portato il tour nei teatri, con un ibrido tra l’acustico e l’elettricità di alcuni strumenti, stando seduti e interpretando i brani con arrangiamenti più delicati, in 64 concerti meravigliosi. Quest’anno, invece di rifare il classico tour elettrico, abbiamo ripescato le emozioni di sei anni fa. È un modo per ripercorrere il nostro repertorio, magari tirando fuori anche pezzi che non suoniamo da anni, con arrangiamenti e strumenti diversi. È stato stimolante trovare a questi brani un vestito nuovo. La meraviglia di questo tour è che il pubblico riconosce il brano ma non il nuovo abito».

I vostri fan?

«La fascia d’età è delle più svariate, si va da quelli della nostra generazione che non hanno mai smesso di venire a vederci oppure hanno cominciato a tornare con i figli che nel frattempo sono diventati quasi adulti, ma ci sono anche i 20-25enni che invece hanno scoperto da soli i Negrita».

Viaggiate spesso all’estero. Una cosa che vi ha colpito?

«Abbiamo frequentato molto il Brasile negli ultimi 15 anni e ci siamo resi conto di quanto sia importante il ruolo sociale della musica, lì non ha discriminazioni di età come in Europa, è un’emozione collettiva. Vedere il rapper brasiliano Marcelo D2 coinvolgere persone di tutte le età per me è stato meraviglioso, come se la musica riacquistasse un ruolo popolare, vero».

La musica oggi ha perso il suo ruolo?

«Forse ormai è diventata un accessorio, viene distribuita gratuitamente e quindi non si dà più un valore, come se per la massa fosse diventata la colonna sonora di uno spot».

 

Elisa Russo, Il Piccolo 15 Luglio 2019 

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