Motivo d’orgoglio per Trieste fin dagli anni ’90, tra le band di metal sinfonico più apprezzate al mondo con milioni di copie vendute, i Rhapsody Of Fire tornano con un nuovo disco “The Eighth Mountain”. In formazione tre triestini: il fondatore Alex Staropoli (tastiere), Roberto De Micheli (chitarra) e Alessandro Sala (basso) a cui si aggiungono Manu Lotter (batteria) da Monaco di Baviera e Giacomo Voli (voce) da Correggio. A luglio avevano aperto per gli Iron Maiden: «Un concerto incredibile – ricorda De Micheli –. Bellezza aumentata dal fatto di poter suonare nella nostra città e sul palco di Piazza Unità, un’esperienza entusiasmante e irripetibile».
2014 Piazza Verdi, 2015 PalaTs (prima degli Scorpions), 2017 San Giusto: avete recuperato il rapporto con Trieste?
«Dopo vent’anni in cui non avevamo mai suonato in città, ci siamo rifatti in contesti ottimi».
Il tour attuale?
«Il migliore degli ultimi anni, abbiamo fatto tappa a Barcellona, Madrid, Parigi, Monaco, Praga, Vienna… pubblico numeroso e partecipe».
Le piace la vita “on the road”?
«Dipende con chi la condividi. Noi siamo fortunati perché stiamo bene tra noi e abbiamo un ottimo staff».
Una regola da darsi in tour?
«Attenzione al cibo: hai la possibilità di mangiare e bere in quantità industriali, allora devi darti subito un limite, altrimenti dopo una settimana hai già preso cinque kg».
“The Eighth Mountain”, album numero…?
«Dodici o tredici, dipende da cosa si include, comunque tanti».
Il primo di una nuova saga?
«Da sempre la band si è contraddistinta per l’utilizzo di questa forma di racconto, legato al fantasy. Dopo due dischi che non avevano questo filo conduttore abbiamo pensato di tornare a quella formula. I fan speravano accadesse e abbiamo avuto l’intuizione giusta».
Di cosa parla?
«Volevamo ci fossero energie positive. C’è una lotta tra bene e male, partendo da un antieroe che era un’anima nera, corrotta che recupera poi solarità. Nella ricerca di qualcosa di non troppo inflazionato, la mia attenzione è caduta sui nephilim e abbiamo incentrato il discorso su queste figure».
Perché “l’ottava montagna”?
«È ripreso da un libro di un autore che si è occupato tanto di storie di nephilim. I peccati capitali sono sette, l’ottava montagna nella mia immaginazione è il luogo in cui ci si può redimere».
Altro talento triestino ospite nel disco: Manuel Staropoli (flauto).
«Virtualmente è il sesto ROF, fratello di Alex, amico di tutti noi, musicista straordinario».
E l’orchestra?
«Di caratura davvero importante, da Sofia, ha partecipato a più di seicento colonne sonore di film».
Chicca finale, torna la voce narrante dell’attore Christopher Lee (morto nel 2015, aveva collaborato con la band).
«La storia ha dell’incredibile. Stavamo già lavorando alla stesura della storia. Neil Johnson, un amico regista a Los Angeles, ci ha rivelato di avere delle registrazioni di Christopher Lee. Ce le ha fatte sentire e bene… in quell’audio Lee si riferiva ai nephilim. Era l’anello mancante del racconto. Io e Alex ci siamo guardati e non potevamo che dirci in dialetto: “no xe possibile”. Un regalo soprannaturale».
Girando il mondo, poi come vede la città natale?
«Apprezzo il relax, il ritmo che c’è. Per chi vuole uscire dai canoni, però, diventa un blocco. Trieste è fantastica, il problema è la mentalità, un po’ troppo sedentaria. Il confronto è alla base della crescita, il triestino a volte se ne dimentica e si accontenta di essere “il più figo del pianerottolo” e pensa che per questo gli altri lo verranno a cercare, credendosi automaticamente anche il più figo del rione o della città intera, ma non si è confrontato neanche con il suo condominio. Non so se sia spavalderia o pigrizia. Fuori da qui la gente si mette più alla prova, in discussione e quando capisce di avere valore cerca di dargli una forma».
È vero che il vostro pubblico (almeno in Italia) è più maschile?
«In Francia, Olanda, Repubblica Ceca, abbiamo notato il contrario, tanto che le magliette “girlie” sono andate a ruba».
Prossime tappe?
«A giugno in Giappone, Osaka e Tokyo, poi Spagna, Portogallo… a febbraio siamo headliner di un bel festival a Birmingham. E stiamo già lavorando al secondo capitolo della saga».
Elisa Russo, Il Piccolo 29 Marzo 2019