INTERVISTA RICCARDO SINIGALLIA A CERVIGNANO IL 6.11.19

«”Ciao Cuore” – Riccardo Sinigallia si riferisce al titolo del suo quarto album – si dice quando ci si saluta e con una punta di cinismo e ironia si vuole comunicare che ciò che serviva dire lo si è detto». Il cantautore romano noto anche come co-autore e produttore di successi quali «La descrizione di un attimo» con i Tiromancino, «Quelli che benpensano» con Frankie Hi-Nrg, «Lasciarsi un giorno a Roma» di Niccolò Fabi, «Cara Valentina» di Max Gazzè, «Vento d’estate» di Fabi-Gazzè, con il “Ciao Cuore Tour” fa tappa al Teatro Pasolini di Cervignano mercoledì alle 20.45 (a cura di Euritmica).

«In Friuli Venezia Giulia non siamo passati così spesso – dice -, parecchi anni fa al Miela, Trieste è meravigliosa, molto affine al mio modo di vedere una città contemporanea oggi, spero di ripassarci presto. Abbiamo già fatto moltissime date, siamo in dirittura d’arrivo; la cosa bella è che non ci sono grosse differenze tra il momento in cui esce il disco e il periodo dopo, l’attenzione delle persone che mi seguono rimane costante. Nonostante sia passato più di un anno dall’uscita dell’ultimo album, non c’è un senso di stanchezza o invecchiamento ma rimane la freschezza».

“Ciao Cuore” è stato accolto benissimo dalla critica. Ha portato a un ampliamento del pubblico?

«Ne siamo molto soddisfatti, è un lavoro che facciamo con grande passione e fuori dalle linee editoriali tipiche del mercato italiano».

Nel 2014, prima di Sanremo che ha poi dato una spinta al suo lavoro, dichiarò di voler cambiare mestiere. Diceva sul serio?

«Ovviamente non avrei mai voluto farlo. Però c’è la difficoltà che fa parte del rischio che si prende chi sceglie di fare questa attività, era venuta meno la capacità di sostentarsi con la musica e avevo due figli piccoli e facevo fatica. Mi sono venduto una serie di strumenti, preamplificatori e un po’ tutto quello che c’era nel mio studio, non vedevo più prospettive e, pur non volendo, pensavo a delle alternative. E nonostante mi avessero fatto delle proposte molto convenienti di cose televisive poco nelle mie corde non ho ceduto, non volevo abbandonare il mio sogno che è quello di fare la musica che mi piace».

E poi?

«Sanremo è stata una grande possibilità, sono stato preso da Fabio Fazio (e gli autori della conduzione di quell’anno) che trovò la mia canzone giusta per il festival e ciò mi ha riportato alla luce. Da lì è partita la collaborazione con Caterina Caselli e la Sugar e le cose sono cambiate in meglio, ora riesco a fare questo ed è un grande privilegio».

Ha dichiarato anche che non basta essere bravi per farcela.

«La bravura in questa attività non fa parte dei parametri che stabiliscono se puoi andare avanti o meno, ce ne sono altri più importanti, tipici della cultura italiana, di altra natura, più frivola che hanno poco a che fare con la questione artistica. È una prerogativa molto italiana, in altri paesi c’è una maggior tutela dell’arte, che non è solo intrattenimento e leggerezza ma difesa del patrimonio culturale nazionale e musicale, in questo sono avanti anche in Grecia (paese che a volte consideriamo dietro di noi) dove quando si parla di musica si va oltre a quella delle classifiche commerciali delle radio».

Laura Arzilli (bassista dei Tiromancino dal 1994 al 2002) è la sua compagna nella vita e nella musica. Il segreto del vostro rapporto duraturo?

«Sono molto fortunato, lei è talmente straordinaria che siamo riusciti a stare insieme per tanto tempo quasi come un unico organismo. In realtà sono una persona molto difficile, quando sono in società cerco di limitare gli spigoli».

Da autore per altri, è difficile “lasciar andare” le proprie canzoni?

«Non ho mai avuto questo problema mentre lo facevo, anche perché l’ho sempre fatto con loro, nascevano dei rapporti personali e si lavorava assieme (non sono mai arrivato con la mia canzone scritta a casa). Magari è successo dopo, a distanza di tempo ci rimani male se vedi che il tuo lavoro non è riconosciuto (ma non per colpa degli artisti). Ma adesso ho abbastanza superato queste cose, riesco a capire quando darmi completamente, quando farlo meno».

La paternità di un successo come “La descrizione di un attimo” la rivendica?

«Più che rivendicarla la porto con me, voglio che ci sia sempre anche la mia versione di quella canzone perché ci tengo molto».

Continua anche con le colonne sonore?

«Ho appena finito le musiche per “Lo spietato” di Renato De Maria e poi “Magari” di Ginevra Elkann e adesso stiamo cominciando un altro film, per Elisa Amoruso».

 

Elisa Russo, Il Piccolo 4 Novembre 2019

Sinigallia il Piccolo

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