Venerdì il triestino Rick Perovich festeggia l’uscita del suo nuovo disco «Joy» (Blue Tatoo Music) con un concerto al Loft di Via Economo 12/1. Il release party sarà presentato da Igor Damilano di Radio Punto Zero; alle 22 aprono la serata i Blue Cheese, formazione rock blues capitanata dal chitarrista Matteo Zecchini. Rick Perovich – che ha partecipato anche alla colonna sonora di «W gli sposi», ultimo film con Paolo Villaggio – ha militato in diverse apprezzate rock band (Bad Mother Funkers, Zeronovemilligrammi, New Killer Stars…) finché il ruolo ha cominciato a stargli stretto: «Ho fatto il bassista per tanti anni – spiega – e mi sono trovato in situazioni difficili da gestire, ho avuto spesso problemi con i cantanti, che magari abbandonavano il progetto proprio quando si cominciava a fare sul serio. Cinque anni fa ho deciso di cambiare. Mi sono messo a studiare canto e sono tornato al mio primo amore, la chitarra. E sono passato al centro del palco». È così che il polistrumentista triestino diventa frontman, compositore, voce e chitarra del progetto che porta il suo nome. Oggi lo accompagnano: il monfalconese Michele Cuzziol alla batteria, i veneti Paolo Pizzol al basso e cori e Francesco Zanin alle chitarre.
Dopo un ep di qualche anno fa, «Soul Salvation», venerdì esce il primo album ufficiale, anticipato a ottobre dal singolo «Olympia», programmato su 45 radio nazionali per un totale di più di 300 passaggi. Il produttore del disco è Pietro Foresti (“Premio Produttore rock dell’anno” al Mei 2016, nominato ai Music Awards, ha lavorato con Tracii Guns, Skunk Anansie, Asian Dub Foundation ed è stato anche il fautore del tormentone “Tre Parole”, cantato dalla moglie Valeria Rossi): «Il suo apporto è stato sulla parte audio, mixaggio, masterizzazione, effettistica… ha portato il suo gusto internazionale. L’ho conosciuto attraverso una band con cui abbiamo lavorato entrambi, i Down To Ground, che erano entrati nella scuderia della Blue Tatoo». Del titolo del disco, «Joy», Perovich racconta: «Gioia è il nome di mia figlia e, coincidenza, venerdì è anche il suo quinto compleanno. Ho scelto quel titolo anche perché voglio dare un senso di positività: nel rock non mi piacciono i messaggi negativi, certo mi va bene ci sia qualcosa che dà da pensare, ma in modo costruttivo». «Joy» è stato realizzato in tre studi diversi: l’Henry Stills di Andrea Rigonat (Elisa), il Fandango di Andrea Bondel e il Track Terminal di Francesco Bardaro: «La gestazione è stata lunga, anche per i vari cambi di formazione. Nel frattempo, Rigonat mi ha messo in contatto con Jimmy Solari, vocal coach americano che vive in Italia (ha collaborato anche con Elisa): abbiamo lavorato sulla pronuncia inglese e mi ha dato consigli sui testi, su alcune frasi e modi di dire. Alla fine Foresti ha preso tutto il materiale registrato nei tre studi e l’ha mixato al Rock Star Recording Studio di Grosseto». La maggior parte dei professionisti coinvolti nella realizzazione di «Joy» non sono triestini, ma è un puro caso, Perovich conclude dicendo: «Girando il nord Italia posso dire che non c’è una città che abbia la scena musicale come quella triestina, abbiamo un sacco di gruppi con personalità e bravura, nonostante le poche possibilità di esibizione. Un difetto del triestino è che ha difficoltà a staccarsi dalla sua città, resta sempre “dentro” e talvolta ama un po’ crogiolarsi in questa cosa. Ed è un peccato perché ci sono artisti che potrebbero ambire alla scena internazionale».
Elisa Russo, Il Piccolo 1 Marzo 2018