A cavallo tra classici e canzoni inedite, il più grande crooner italiano coltiva il sogno di esibirsi a Las Vegas con la benedizione di Frank Sinatra e Michael Bublè ma, tra incursioni della soubrette e discografici che lo obbligano a comporre i reggaeton, qualcosa comincia ad andare storto: questa la trama del Ruggero de i Timidi Show, in scena al Miela sabato alle 20.30. «Lo spettacolo è un contenitore di arte varia come si faceva una volta – spiega Ruggero -, strizza l’occhio al varietà, un po’ musical, avanspettacolo, con una serie di sketch sempre in coppia con mia moglie Fabiana Incoronata Bisceglia».
Creatura del friulano (residente a Milano) Andrea Sambucco nata nel 2013, Ruggero de i Timidi è un incrocio improbabile tra Elio e Mal dei Primitives, figlio illegittimo di una relazione tra un’orchestra di fine anni Cinquanta ed il grande Freak Antoni, neomelodico colto, con la vocazione al demenziale raffinato. Dai piccoli locali off di Milano a star di YouTube, da 4 amici al bar al pubblico televisivo – “Quelli che il calcio”, “Tu si que Vales”, fino al recente “90 Special” su Italia 1: «Avevano bisogno di qualcuno che raccontasse gli oggetti anni 90 – dice Ruggero – una bella esperienza, di sole 5 puntate ma spero che si riproponga. È stato un revival nostalgico, ho visto pezzi della mia adolescenza Marco Masini, Jovanotti… Ho conosciuto Paolo Bonolis e Fiorello, per me un modello di intrattenimento da seguire; mi ha fatto effetto il modo in cui mi guardavano, non capivo se erano divertiti o pensavano fossi matto. Ho rivisto Gerry Scotti (ci eravamo già conosciuti a “Tu si que vales”). Mi faceva ridere essere al fianco di Malgioglio, che ha più di settant’anni ma è sempre un ragazzino, oltre che una diva d’altri tempi».
Spesso è ospite a “La Zanzara” su Radio 24.
«Vado sempre volentieri in radio, a 105, a “Ciao Belli” su Radio Deejay; ora Cruciani si è “invaghito” di me per cui quando mi chiama non posso che rispondere. Lì a volte è bella tosta, non ci sono peli sulla lingua ma d’altronde quella è anche la cifra stilistica di Ruggero. Capita che intervistino Adinolfi, un pornoattore, Sgarbi, e poi arrivo io».
Rudy Zerbi la ama o la odia?
«Lui deve dire che gli faccio schifo per difendere la sua immagine ma in realtà vorrebbe essere me! Ancora non ho capito se scherza, m’insulta ma continua ad invitarmi, ha usato la mia “Estate del reggaeton” per il suo programma estivo su Radio Deejay, è comparso in un mio video…».
Dai club ai teatri.
«A volte vedi lo stupore di qualcuno in sala, perché magari il pubblico è un po’ diverso da quello che si vede di solito nei teatri, più colorito… ma sempre rispettoso».
Da tanti anni vive a Milano. Il rapporto con la sua Udine?
«Quando si rimane nel posto in cui si è nati si tende a lamentarsi sempre, poi si va via e ti manca. È un cliché ma è così. Cerco di tornarci il più possibile. E portando in tutta Italia una canzone come “Torna a Udine” vedo che c’è simpatia per questa città un po’ particolare».
Di recente l’ha cantata anche allo Stadio Friuli.
«L’acustica da stadio è particolare, con un eco notevole però è stato emozionante. Soprattutto adesso posso vantarmi di aver cantato allo stadio, magari tralasciando che c’era anche una partita di calcio».
Ora però deve dire qualcosa su Trieste.
«Certo, come Bruce Springsteen dirò: “Mandi Trieste”. Sono legato a Trieste perché lì ho mosso i primi passi come comico e intrattenitore grazie a Flavio Furian».
Cosa pensa del pop che si butta sull’ironia, tipo Lo Stato Sociale?
«Sembrerà strano ma un po’ mi dispiace perché preferisco il pop serio, cantautorale. Vedo che si tende ad essere un po’ troppo leggeri ma non mi riferisco allo Stato Sociale che seguivo già da prima e non mi ha stupito che siano andati bene a Sanremo. Era un po’ l’effetto Gabbani. L’ironia ce n’è troppa, anche la parodia: esce una canzone e dopo un giorno c’è già la parodia, mi chiedo che bisogno c’è. Cerco di essere il più serio possibile anche se l’effetto è comico».
È molto presente sui social, stacca mai?
«Sono connesso ma a volte senza motivo e secondo me quello è il problema. Se fai un lavoro come il mio devi comunque far vedere quello che stai facendo perché la società va così. Sei reperibile 24 su 24 e allora mi capita quello che mi scrive per chiedermi all’una di notte: “Vieni a suonare quest’estate alla mia festa?” e ti chiedi perché ti sta scrivendo all’una di notte. Da un lato è normale ma così non dovrebbe essere. La sera cerco di leggere libri o staccare completamente ma me lo devo un po’ imporre. In palestra la mattina lo spengo, ma vedo gente che lo tiene acceso e forse c’è qualcosa che non va. Non sono d’accordo con Jack White, che vuole sequestrare i cellulari ad inizio concerto, ma capisco il motivo. È normale vedere in teatro gente che guarda lo smartphone, una volta mi dava fastidio ma è così, non puoi farci niente. A volte diventa un po’ una malattia».
I prossimi mesi?
«Uscirò con dei brani nuovi, l’album spero a settembre o al massimo gennaio 2019, sarà più cantautorale. E anche il primo de “I libri Timidi”, ispirato agli Harmony; andrò a Vinitaly a presentare il vino di Ruggero».
Elisa Russo, Il Piccolo 16 Marzo 2018