intervista SIMONE CRISTICCHI al ROSSETTI il 18.12.19

«Sarà un’emozione unica salire di nuovo su quel palco che ha tenuto a battesimo il mio più grande successo teatrale, “Magazzino 18”, con 17 mila spettatori solo a Trieste. Se non vi siete dimenticati di me, mi troverete lì, dalla stessa parte, con un omaggio speciale alla città che ho nel cuore, e che non potrò mai scordare per l’affetto con cui mi ha sempre accolto»: Simone Cristicchi torna al Politeama Rossetti, questa sera alle 21, per l’ultima data dell’«Abbi cura di me Tour». «Un concerto – spiega l’artista romano – che vuole raccontare 15 anni di canzoni e di teatro, tra storie narrate e le mie hit più conosciute, non potevo non inserire un omaggio a quello che è già succeduto su quel palco, e quindi ho inserito dei brani da “Magazzino 18”, e uno a Sergio Endrigo e poi leggerò la poesia che avevo scritto e dedicato a Trieste, una dichiarazione d’amore a questa città che mi ha sempre voluto bene. Sono molto felice di tornarci e farlo con il mio repertorio di cantautore, perché purtroppo dopo la terza stagione di “Magazzino 18” non sono più risalito su quel palco».

Come scattò la scintilla con Trieste?

«Era nata grazie ad Antonio Calenda che mi aveva invitato a realizzare “Magazzino 18” nel 2013, ha creduto molto in questo progetto. Già l’anno prima ero passato con un altro spettacolo e per caso avevo scoperto e visitato il Magazzino 18, appassionandomi al racconto di quella vicenda».

E a quel punto come si è documentato?

«Ho letto diversi libri, fondamentale “Ci chiamavano fascisti eravamo italiani” di Jan Bernas che è diventato poi co-autore del testo di “Magazzino 18”, mi piaceva il taglio del suo libro perché dava voce a testimoni oculari che raccontavano vicende personali legate all’esodo più che alle foibe, un’umanità che mi ha sempre affascinato, quella travolta dai grandi uragani della storia, le cui memorie vanno recuperate e salvaguardate».

E poi?

«Ne è nato un “musical civile”, come l’abbiamo definito, inserendo delle canzoni inedite in quello che doveva essere un semplice monologo, rendendolo ancora più universale».

Un successo strepitoso. Se lo aspettava?

«Eravamo molto preoccupati perché già la settimana precedente al debutto, nell’ottobre 2013, ci furono delle polemiche. Qualcuno pensava che fossi stato influenzato, che prendessi una parte politica. Poteva essere un grande flop o un trionfo, per fortuna soltanto a Trieste è stato visto da 17 mila spettatori, un piccolo record per il teatro di prosa».

Fuori dalla regione?

«È andato bene, con tre anni di tournée, un passaggio su Rai 1 il giorno del ricordo e tante richieste che continuano, infatti porterò in giro una versione ridotta che si chiama “Esodo”».

Altro tema a lei caro, quello dei manicomi. Ha visitato i luoghi di Basaglia?

«All’indomani della mia vittoria a Sanremo con “Ti regalerò una rosa” nel 2007 (una lettera di un malato psichiatrico ndr) fui invitato nel Parco di San Giovanni dove mi fecero omaggio di un centinaio o più di piante di rose rosse e bianche appena piantate nel roseto ed è un ricordo indelebile, una sorpresa bellissima, c’erano anche i ragazzi del centro diurno, gli operatori e i medici che mi accolsero a braccia aperte».

Altro legame, quello con l’istriano Sergio Endrigo, con cui duettò e poi quest’anno a Sanremo ha vinto il premio in suo nome.

«E non posso dimenticare il concerto a lui dedicato in Piazza Unità nel 2016 con la Mitteleuropa Orchestra, una serata magica con il repertorio di Endrigo in forma orchestrale. Festeggiavo il mio legame con Trieste dopo aver ricevuto la cittadinanza onoraria».

I suoi luoghi preferiti?

«La libreria Saba, il molo Audace, la chiesa ortodossa, le rive».

Il 2020?

«Girerò con lo spettacolo teatrale “Manuale di volo per uomo” che ho prodotto con il teatro stabile dell’Abruzzo e con “Esodo”, poi presenterò il mio libro uscito da poco “Abbi cura di me”».

Elisa Russo, Il Piccolo 18 Dicembre 2019

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