Oggi alle 21.30 i finlandesi Steve’n’Seagulls sono in concerto al Miela per l’ultimo appuntamento della stagione con la rassegna “Miela Music Live”. Combinano fisarmonica, banjo, mandolino, contrabbasso e sono un autentico fenomeno virale, con milioni di visualizzazioni sul web grazie alla loro dissacrante rilettura dei classici del metal e dell’hard-rock, trasformati in scalmanati bluegrass. La band, attiva dal 2011, ha raggiunto l’apice del successo internazionale nell’estate del 2014, grazie alla popolarità dei loro video su YouTube, dove è possibile vederli nelle loro personali versioni di brani come “The Trooper” degli Iron Maiden e “Thunderstruck” degli AC/DC. L’enorme successo è stato confermato anche dal primo album «Farm Machine», uscito un anno fa e prodotto dalla prestigiosa Spinefarm.
Pukki Kaalinen, contrabbasso e voce, racconta: «Siamo una band di uomini pallidi dalla Finlandia e “molestiamo” con amore le canzoni che hanno forgiato la nostra infanzia. Anche se ci piace divertirci con la musica, la prendiamo molto seriamente». Continua: «È nato come un progetto parallelo ma negli anni è cresciuto molto. Scegliamo soprattutto canzoni che adoravamo da ragazzini, “old favorites”. Certo l’idea di rifare canzoni famose non ha nulla di nuovo in sé, ma il punto centrale è partire dagli elementi chiave del brano per arrivare poi piuttosto lontano dalla versione originale. Non abbiamo avuto dei commenti diretti degli artisti coverizzati, anche se ci è arrivata qualche voce, di seconda mano, di apprezzamento…». Attualmente, racconta Pukki: «Siamo nel bel mezzo di un tour di 160-170 date all’anno, sta andando molto bene, siamo stati in Svezia, Danimarca, Germania, Francia e alla fine arriviamo in Italia per tre date. Bei locali e pubblico fantastico, l’unico problema è stato con il furgone, che ha macinato tanti chilometri ed abbiamo bisogno di un meccanico…. Nei giorni liberi cerchiamo di stare a casa il più possibile e ragionare a nuovo materiale». Dell’Italia ricorda: «Ci sono stato due volte, entrambe molto piacevoli. Abbiamo suonato a Rivergaro lo scorso agosto ed il viaggio intero è stato splendido. Una calda accoglienza così come il clima ed una folla enorme nella piazza del paese. La musica italiana? Eros Ramazzotti era molto popolare in Finlandia negli anni ’90». E il secondo nome citato proviene proprio da Trieste: «I Rhapsody of Fire sono italiani vero? Li conosco come un primo esempio del così detto “dragon slaving metal”. Da osservatore esterno mi viene da dire che gli italiani hanno esteso il loro amore per l’opera al metal, il che mi sembra naturale: i due generi hanno molto in comune. Personalmente sono stato influenzato da un compositore del tardo Rinascimento: Carlo Gesualdo».
Elisa Russo, Il Piccolo 25 Maggio 2016