
Parte questo venerdì da Udine (Black Stuff, Via Gorghi 3/a alle 21.30), il tour che porterà The Leading Guy in giro per lo stivale.
I più attenti ricorderanno The Leading Guy, ovvero Simone Zampieri, già dai tempi della Busy Family di cui era frontman, all’attivo un disco intitolato “Advice for your next failure” (ReddArmy, 2012). Poi Zampieri ha intrapreso una carriera solista con il moniker The Leading Guy (nome preso da un brano di Micha P. Hinson). Un progetto che si rifà alla tradizione folk e alla necessità di raccontare e conservare tra le note di una canzone personaggi, storie e memorie che rischierebbero altrimenti di sfumare via. Bob Dylan, Conor Oberst, Villagers, Micha P. Hinson, Lou Reed, Wilco sono le influenze principali. «Sono un ragazzo con una chitarra acustica che cerca di capire se stesso e gli altri attraverso le canzoni. Un raccoglitore di pezzi sparsi di memorie», dice di sé. Un pubblico più numeroso ha avuto modo di apprezzare la sua musica a seguito della sua apertura di concerti importanti: Jack Savoretti (che ne ha elogiato pubblicamente le doti) al Miela, i 2 Cellos, Max Gazzè al Rossetti per la recente Barcolana.
Una buona occasione per ristampare il suo disco d’esordio “Memorandum” (Redd Army/ Lady Lovely/ Audioglobe), appena uscito in una nuova versione che comprende due inediti. Racconta:
«Ho scritto “Memorandum” in poco meno di un mese ed ho voluto registrarlo, in un appartamento nella Berlino Est, in una settimana. Questo dice già molto del disco. Volevo essere diretto ed onesto in primo luogo con me stesso. Per noi musicisti l’opinione del pubblico a volte rischia di contaminare quello che davvero vogliamo esprimere di noi e del mondo che ci circonda. È un disco che definirei terapeutico. Ho sofferto nello scriverlo, ma ora sto meglio. Ho deciso di utilizzare la “lingua del folk” che è quella che conosco meglio e arriva in maniera chiara e diretta».
Nel disco Trieste, la città in cui vive da più di dieci anni (è nato a Belluno) è molto presente.
«Trieste è presente nella copertina del disco, nella foto donatami dal grande fotografo Ugo Borsatti. (Uno scatto del ’56 di una donna che cammina sul Molo Audace allagato ndr). Inoltre, per alcuni brani mi sono ispirato a storie nate in questa città. Dal pirata di Cavana Jordi Ribas al ricordo di Piero Addobbati. Sono stati punti di partenza per cercare di analizzare sentimenti e situazioni universali. Credo che la musica parta dal particolare per arrivare al “tutto” e viceversa. La città ha offerto e continua a offrire tantissimi spunti per la mia musica. Io sono sempre alla ricerca di storie autentiche e personaggi da raccontare e in quest’ottica Trieste è davvero ricca e unica».
Negli ultimi mesi ha avuto la possibilità di suonare come opener di artisti importanti.
«Sono state delle esperienze fantastiche. Quando un artista scrive canzoni lo fa con la speranza di arrivare al maggior numero di persone. Io sono stato molto fortunato ed ho cercato di dare il meglio. Sebbene siano artisti molto diversi tra loro mi hanno aiutato a capire l’importanza dell’umiltà, della concentrazione e professionalità. Credo siano consapevoli di fare un lavoro bellissimo ma pur sempre un lavoro. Ho imparato molto da queste esperienze e mi aiuterà ad affrontare il mio tour alla grande».
“While The Dogs Are Barking” è il primo video ufficiale.
«Il brano racchiude molto dello spirito del disco. La mia storia personale che si mischia a vite che non sono la mia. Esistenze che se non posso capire, tento almeno di fotografare. Il video raccoglie un anno di The Leading Guy attraverso l’Europa ed è stato girato e montato dal videomaker Damiano Tommasi».
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Venerdì sarà a Udine, poi tante date in giro per l’Italia… che concerto propone?
«Suonerò in club e teatri. Dopo le esperienze in palchi molto grandi sono felice di tornare a guardare le persone in faccia. Per me è molto importante instaurare una conversazione con chi mi ascolta dal vivo. Sarà uno show molto intenso».
In passato ha suonato all’estero. Ha qualche progetto oltreconfine?
«Sicuramente. Io sono italiano, ma il progetto TLG da quando è nato ha avuto da subito un altro respiro. Spesso mi dicono che scrivere in inglese è limitante per un artista che vive in Italia. Premettendo che a me viene in maniera del tutto naturale, credo invece sia una fortuna poter portare la propria musica ovunque ed essere capiti, ed è per questo che dopo il tour italiano che terminerà a febbraio partirò per delle date all’estero».
Elisa Russo, Il Piccolo 12 Novembre 2015