Quella di The Niro – stasera in concerto al Tetris di Via della Rotonda, unica data nel Nord Italia -, sembra una favola. Davide Combusti, ventinovenne romano, è un musicista, cantante e compositore di cui si sentirà parlare molto nel 2008. «Un miracolo dopo l’altro», dice ridendo. Ha aperto i concerti di Amy Winehouse, Deep Purple, Sondre Lerche, Lou Barlow… Compare nel disco tributo a Belle and Sebastian, a Boston ha partecipato a una trasmissione radio in memoria di Elliott Smith. Chris Hufford, il manager dei Radiohead, l’ha voluto nel progetto «Anti Altlas». Ha firmato un contratto con la Universal: il suo debutto avrà una distribuzione mondiale. La copertina del cd è realizzata da Mark Kostabi (l’artista del dipinto di «Use your illusion» dei Guns N’Roses). La Repubblica, XL, Flair hanno scritto parole lusinghiere sul suo conto. Il sito www.myspace.com/theniro conta migliaia di contatti.

Come si spiega questo “hype” ancor prima dell’uscita del cd?

«Non me lo spiego! Certo il mio curriculum incuriosisce: non sono in tanti ad aver aperto da soli chitarra e voce ai Deep Purple! Mi avvertirono solo due ore prima. Mi sembrava di essere in una centrifuga. Poi ottomila fischi. Allora me ne esco con una frase: “Ah ma non mi avete riconosciuto?”. Li ho spiazzati, hanno cominciato a chiedersi: “Ma chi è questo?!”. Alla fine mi hanno applaudito. Il batterista dei Deep Purple mi ha detto che sono un eroe, il 90% dei gruppi non ha resistito più di due pezzi, per il lancio di pomodori. Il giorno dopo mi ha chiamato un giornalista del Messaggero e mi ha detto: “Ma tu sei un poeta!”. Lì ho capito che potevo fare qualsiasi cosa. Anche l’articolo di Giuseppe Videtti su La Repubblica ha colpito. Tengo a sottolineare che non sono uscito da MySpace: quello è un mezzo che amplifica, ma la conferma del talento la dai dal vivo».

Quando esce il disco?

«Il 25 gennaio esce un ep con quattro brani ed un videoclip a basso budget. Ad aprile l’album di 13 brani e un altro video, mi hanno promesso a budget più alto! C’è stato l’interessamento di diverse etichette, la Universal mi ha accattivato di più. Volevano il disco così com’è, senza intromettersi. Sono stato testardo, non mi sono piegato mai, ho fatto le cose a modo mio».

L’esperienza negli Usa?

«Ho fatto sei date a New York. Sono stato invitato da Mark Kostabi, che conduce un programma tv in cui personaggi come Michel Gondry sono chiamati a dare un titolo ai suoi quadri. È considerato l’erede di Andy Warhol, mi ha detto: “Guarda che i Guns mi hanno dato un sacco di soldi per la copertina”. Io gli ho risposto che non ho un soldo, e di quadri me ne ha fatti ben tre: un onore».

E con Amy Winehouse?

«Arrivato a Milano ho fuso il motore della macchina. Sono salito sul palco pensando: “E adesso come farò a tornare a Roma con tutti gli strumenti?”. Ogni pezzo suonavo più arrabbiato, mentre rimuginavo. Alla fine mi hanno applaudito: “Una performance rabbiosissima, ma dove hai trovato questa determinazione?”».

Un consiglio ai musicisti…

«Cercare di esprimersi in modo personale, non seguire le mode. Essere tenaci, non lasciare nulla di intentato. Farsi amare, essere umili, accettare le critiche, rispettare il prossimo, non cullarsi nei complimenti. Divertirsi. La musica è passione. Se uccidi la passione, uccidi anche te stesso».

 

Elisa Russo, Il Piccolo 22 Dicembre 2007

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