INTERVISTA TSO, 26.02.16 RELEASE PARTY AL TETRIS (TS)

TSO_In_Sanity_CoverVenerdì alle 21.30 al Tetris di Via della Rotonda, i triestini TSO presentano il loro cd di debutto «In-sanity», in uscita il giorno stesso per la Irma Records, storica etichetta bolognese finora specializzata in lounge music ma che si sta aprendo a diversi generi.

«In-sanity» è un esordio, ma i musicisti che gli hanno dato vita sono tutt’altro che debuttanti: alla chitarra e voce Andrea Abbrescia – l’11 e 12 marzo anche in formazione dei Pinkover in concerto alla Sala Tripcovich, molti lo ricorderanno nei Lume assieme all’amico e concittadino Franz Valente de Il Teatro degli Orrori, e ancora: negli Elbow Strike o nei Love in Elevator di Anna Carazzai, alla batteria Tobia Milani già con i Doppia Personalità e al basso Marco Abbrescia (Sloth Machine), fratello di Andrea, ha lavorato al disco ma ora frequenta un master in contrabbasso al Trinity College di Londra, in sua assenza lo sostituisce l’ex Nasty Monroe Paolo Tonchella. Il disco è stato registrato e mixato da Francesco Bardaro al Track Terminal Studio; le batterie da Antonio Cecco al Jambo Gabri Studio.

«È un tso (trattamento sanitario obbligatorio) che, simbolicamente, facciamo noi alla società. Ci chiediamo: chi sono i veri matti? Quelli che impazziscono e mollano tutto o quelli che disintegrano se stessi e gli altri per rincorrere uno status, un improbabile successo?», spiega il frontman della band, ad indicare come la musica possa essere una cura a molti malanni che ci affliggono. Da qui anche il titolo dell’album, che sottolinea il labile confine tra salute e malattia.

«In-sanity» è un lavoro di sei brani che si muovono nei territori sonori di Alice in Chains e Neurosis. Oltre a questi, sullo sfondo: Queens Of The Stone Age, Nirvana, Soundgarden ed in generale il grunge anni ’90, King Crimson, il progressive anni ‘70, i Genesis, i Black Sabbath, i Led Zeppelin, i Beatles. Tra rock blues e sludge, pescando sì da modelli di riferimento, ma con grande personalità. Un power trio di musicisti talentuosi e compatti, con la batteria che picchia, le chitarre distorte, il basso imponente, la voce grattata e urlata.

Come è nato questo disco?

«Da delle improvvisazioni tra me e mio fratello», spiega Andrea Abbrescia. «TSO nasce da me, a livello di gusti e di genere. È quello che avrei sempre voluto fare».

Tra i vostri ascolti citate soprattutto artisti del passato.

«Nel cosiddetto grunge, per esempio, c’erano un sacco di gruppi veri e sinceri, nel bene e nel male. Oggi esce poca roba di quel livello. Ci sono i QOTSA, Mark Lanegan che continua a fare dischi… Ma non c’è un filone, un movimento».

E i Lume?

«Io e Franz Valente ci conosciamo dall’adolescenza e abbiamo cominciato suonando cover nei garage, poi ognuno ha seguito i suoi progetti. Dopo diversi anni ci siamo ritrovati nei Lume, abbiamo fatto un disco e un tour. Ora Anna Carazzai è impegnata con i Love in Elevator, Franz con Buñuel e Teatro, io con i TSO ma sicuramente in futuro il progetto andrà avanti».

La musica triestina?

«La scena è prolifica ma in difficoltà, non ci sono punti di riferimento, etichette, agenzie di booking, posti per suonare. Ci sono tanti musicisti bravi. E band come The Secret, Ooze, OMZA, Grime».

Com’è nato il contatto con la Irma, etichetta piuttosto rinomata?

«Devo ringraziare Valente, perché il contatto è nato in tour con i Lume. Ho conosciuto un batterista che l’ha sostituito con il Teatro per una data, quando siamo andati a suonare a Londra: Fabrizio Baioni dei Drunken Butterfly (è anche turnista con Marina Rei). È venuto a vedere i Lume a Roma ed è lui che mi ha messo in contatto con la Irma».

Avete un videoclip diretto da Damiano Tommasi in uscita.

«Un video semplice ma d’impatto, volevamo ricreare l’atmosfera della nostra musica e far capire che siamo un gruppo da live. Con immagini del Carso di notte. Perché i TSO amano i boschi del Carso».

 

Elisa Russo, Il Piccolo 24 Febbraio 2016

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