Lunedì 5 Luglio Ozzy Osburne è in concerto a Padova (Anfiteatro Contarini, Piazzola sul Brenta). Unica data italiana per il leggendario padrino dell’heavy metal che ha venduto oltre cento milioni di dischi con i Black Sabbath e da solista. Ad aprire la serata, alle 19.30, i Labyrinth, gruppo power metal italiano.
Di recente è uscita per Arcana l’autobiografia «Io sono Ozzy» (scritta dal cantante britannico assieme a Chris Ayres). «La gente mi chiede com’è che sono ancora vivo, e io non so cosa rispondere. Se da ragazzino mi avessero messo contro una parete coi miei coetanei del quartiere e mi avessero domandato chi di noi ce l’avrebbe fatta ad arrivare ai sessant’anni, chi di noi si sarebbe ritrovato con cinque figli e quattro nipoti e due case in California e nel Buckinghamshire, non avrei scommesso su di me. Invece eccomi qua: pronto a raccontare la mia storia, a parole mie, per la prima volta». Esordisce Ozzy, il cui dna è attualmente oggetto di studio da parte di scienziati che vogliono scoprire il segreto della sua resistenza ad anni di abusi di sostanze. Ma forse il merito, oltre che della genetica, è della moglie Sharon che gli ha fatto anche da manager e l’ha spinto più volte a ricoveri in cliniche per disintossicarsi. Dalle catene di montaggio e dai mattatoi della Birmingham industriale fino al successo su scala planetaria, Osbourne getta la maschera e si mette a nudo in questa esilarante autobiografia. Cercando, anche nei momenti più difficili, di ricordare l’insegnamento di suo padre: «Potrà anche mancarti una buona istruzione, ma le buone maniere non ti costano nulla». L’alienazione dei sobborghi inglesi è soltanto l’inizio di questa cavalcata a folle velocità lungo trent’anni di storia della musica, nell’opera di uno dei personaggi più controversi del panorama rock, in costante equilibrio fra introspezione, autoironia e glorificazione del mito della rockstar. Con i Black Sabbath ha acceso la miccia di una rivoluzione musicale destinata a durare, deflagrando con la violenza di una molotov nella scena musicale del tempo («Heavy Metal? Eravamo solo un gruppo blues che aveva cominciato a scrivere dei brani spaventosi»), per poi spingere gli stilemi del rock alle estreme conseguenze grazie a un’incendiaria carriera solista. Fra tournée stratosferiche, eccessi deliranti, notti in cella, indimenticabili compagni d’avventura, Ozzy racconta di come ha sacrificato la sua vita sull’altare del rock’n’roll. Fino ad arrivare ai retroscena del reality di Mtv “Gli Osbourne”: «Essere il protagonista di uno show di successo in America è una cosa che va al di là di ogni immaginazione. Sei più famoso di una stella del cinema. Più famoso di un politico. E molto più famoso dell’ex cantante dei Black Sabbath», dice Ozzy.
Crudo, commovente e più assurdo della finzione, non si lascia sfuggire l’occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa, passando al setaccio le leggende sul suo conto (è consapevole che passerà alla storia come quello che ha staccato a morsi la testa di un pipistrello) con il retrogusto dello humour inglese più sardonico e spiazzante. Quella che va in scena è la storia straordinaria di un uomo che non aveva niente da perdere, e che proprio per questo ha conquistato tutto.
Elisa Russo, Il Piccolo 04 Luglio 2010