«Il vero cognome di Giorgio Gaber era Gaberščik (il padre era nato a Trieste) e allora abbiamo immaginato che Gaber, da cicerone, porti il grande amico Enzo Jannacci nella città d’origine dove incontrano importanti personaggi celebri del luogo (Lelio Luttazzi, Giorgio Strehler, Nereo Rocco) che hanno però legami con Milano, come se ci fosse una lunga autostrada artistica che li collega». È il regista e drammaturgo Luca Rodella a raccontare lo spettacolo “Milano-Trieste (andata e ritorno)” in scena venerdì alle 21 in Piazza Verdi a ingresso libero (organizza il Miela nel cartellone di Trieste Estate). Protagonisti gli Jaga Pirates ovvero Stefano Annoni, Luca Rodella, Roberto Dibitonto, Francesco Marchetti, Diego Paul Galtieri. Rodella, nato a Padova, dal 2008 vive a Milano dove ha studiato con Massimo Navone: da qui la connection con il Miela, dove ha già portato diversi spettacoli e laboratori.
Perché Jaga Pirates?
«Jannacci e Gaber negli anni ’80 facevano il verso ai Blues Brothers chiamandosi Jaga Brothers, noi abbiamo aggiunto Pirates, perché pirati è un’evoluzione dei corsari che erano loro».
In Piazza Verdi portate un concerto/spettacolo dove musica, dialoghi e sketch si intrecciano?
«Esattamente. Sul palco due attori/cantanti e tre musicisti/attori. Siamo molto ibridi, eclettici e mescolati, tutti recitano e suonano».
Formula anch’essa ispirata a Gaber e Jannacci?
«L’idea del teatro canzone parte ovviamente da loro, la nostra è un po’ un’evoluzione perché lì c’era la canzone e poi il monologo, noi abbiamo pensato a una contaminazione totale, quindi la musica diventa poi drammaturgia, e le gag e monologhi diventano pian piano canzone. Il confine tra musica e teatro è sfumato. Il risultato è scoppiettante».
Strehler e Luttazzi si può immaginare come si intreccino, e Nereo Rocco come entra?
«Senza “spoilerare” troppo, abbiamo un pezzo che in sé porta diverse citazioni e lui era un grandissimo inventore e poeta di aforismi calcistici, con frasi memorabili, quindi l’indimenticabile coach arriva sotto forma di grandi massime dall’aldilà».
Quella di Trieste sarà una data unica? Porterete lo spettacolo altrove?
«Speriamo ci sia appunto il ritorno a Milano con quest’idea. Il progetto è milanese, nato come celebrazione sui sepolti celebri al Cimitero Monumentale. Cinque anni fa inizialmente siamo partiti con un omaggio a Gaber e Jannacci. Per Trieste prendiamo dunque molte zone del nostro repertorio teatrale collaudato, che andiamo a complementare con una parte triestina».
Ci sono punti di contatto, magari linguistici, tra milanese e triestino?
«Da padovano, conosco il dialetto milanese per le canzoni che lascio però all’altro interprete che è lombardo. Colgo tuttalpiù una comune musicalità a metà strada tra Trieste e Milano e il mio Veneto».
Il vostro pubblico?
«Molti si aspettano un tributo musicale storico e poi finiscono a saltare come a un concerto di Bruce Springsteen. Fa molto breccia su una nuova generazione, incuriosisce i giovani perché portiamo arrangiamenti pop rock, energia, goliardia, simpatia, ironia. E le generazioni precedenti, attratte da una commemorazione, si trovano a uno spettacolo molto vivo e si stupiscono positivamente».
Elisa Russo, Il Piccolo 04 Agosto 2023
