Jazzinisieme 2019 Pordenone

Continua fino al 14 marzo “Jazzinsieme 2019” a Pordenone: è il ritorno della storica rassegna degli anni ottanta che portò leggende della musica come Woody Shaw, Joe Farrell, Tony Scott, Elvin Jones, Michael Brecker, Phil Woods, Chet Baker e Woody Herman. Ora l’associazione Blues in Villa, con il comune di Pordenone e la collaborazione del sassofonista Gaspare Pasini (già tra gli organizzatori nel 1984), la ripropongono a distanza di ben 31 anni dall’ultima edizione.

Il prossimo appuntamento del calendario (partito con Danilo Rea & Gaspare Pasini, Selina Albright & Gianni Vancini Group) è il 19 febbraio al Teatro Verdi di Pordenone con l’unica data italiana per Billy Cobham, che sarà anche protagonista di un workshop il 20 febbraio al Ridotto del Verdi. Ha suonato nei dischi di Miles Davis, George Benson, James Brown, Peter Gabriel ed è considerato maestro mondiale nel suo strumento: batterista, percussionista e compositore statunitense di origine panamense, Cobham dalla fine degli anni sessanta ha rivoluzionato il modo di concepire le parti destinate alla batteria, apportando forza creativa all’ambito ritmico. Ha raggiunto l’apice della fama a metà degli anni settanta divenendo uno dei musicisti più richiesti e imitati nel jazz, fusion e rock.

Giovedì 28 febbraio al Ridotto del Verdi, toccherà a George Cables & Victor Lewis Quartet, due giganti della musica afroamericana entrati a buon diritto nella storia del jazz.

Il 3 marzo al Paff! di Viale Dante, la presentazione del volume “Miles Davis 1959” di Enrico Merlin con la conduzione di Enrico Rava. Sempre sul palco del Paff!: domenica 10 marzo il Gianpaolo Rinaldi Trio per la presentazione del nuovo cd «Suspension» e il 12 Luigi Bonafede Quintet feat Dawn Mitchell. Il 14 marzo gran finale al Capitol di Via Mazzini con il concerto del bassista e compositore Richard Bona, nato in Camerun e vissuto poi in Germania, Francia e ora a New York, nella sua carriera ha suonato anche come percussionista e vocalista in tour con Pat Metheny. «Immaginate un artista con il virtuosismo di Jaco Pastorius, la vocalità di George Benson, la musicalità di Joao Gilberto, il tutto mescolato con la cultura africana» ha scritto di lui il Los Angeles Times.

 

Elisa Russo, Il Piccolo 11 Febbraio 2019

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