Con un recente cambio di formazione, i Jennifer Gentle contano ben tre componenti triestini. Sono una delle formazioni indie italiane più conosciute all’estero nonché il primo gruppo tricolore ad essere messo sotto contratto dalla leggendaria etichetta americana Sub Pop (Nirvana, Soundgarden, Mudhoney). Il nucleo originale nasce alla fine del 1999 attorno alla figura del padovano Marco Fasolo (cantante, chitarrista e autore di testi e musiche). Tra i triestini attualmente nella band, Liviano Mos (alle tastiere) è in pianta stabile dal 2006 e racconta: «I cambiamenti di formazione, anche se non sempre voluti, sono stati un’occasione per diventare creativi ed evolversi. Abbiamo suonato in duo e trio acustico con Luca Ferrari, in duo con basi elettroniche in tour per l’Europa, in trio con Stephen Gilchrist, batterista di Graham Coxon, in quattro con Luca e Alberto (Verdena). Sempre qualcosa di diverso e di fresco. Io con il tempo ho iniziato a fare sempre più cose ed ora che siamo tornati ad una formazione a cinque, ci ritroviamo con un arrangiamento molto più ricco di colori ed organico».
Francesco Candura (al basso) è rientrato quest’estate dopo qualche anno di pausa e racconta: «Uscito dai JG, nel 2008 – 2009 ho suonato con Beatrice Antolini in una tournée di sei mesi, poi mi sono concentrato di nuovo sul progetto Stop The Wheel a fare cose acustiche. Più o meno dall’anno scorso sono tornato a suonare il basso e a fare musica “cattiva”, ma mica tanto, con i Boomerangs. Mesi fa ho ricevuto una chiamata di Fasolo che voleva provare un nuovo batterista (Diego Dal Bon, poi entrato nell’organico a pieni voti!), e mi chiedeva se volevo partecipare a questa prova. I tempi eran maturi, come si dice, quindi ho detto sì con naturalezza».
New entry triestina è Guido Giorgi: «I triestini più giovani potranno ricordarselo come chitarrista degli Israel oppure mio compare di malefatte nei Boomerangs. Nei Jennifer suona egregiamente mille strumenti: chitarre elettriche ed acustiche, organo, percussioni, palloncini, rumori, voci. Impiega il triplo del tempo degli altri a montare tutta la sua strumentazione», spiega Candura. Aggiunge Mos: «Guido si occupa di arricchire gli arrangiamenti, fa un po’ di tutto: chitarre, organi, percussioni e voci. Candura torna dopo qualche anno di assenza, ma l’affiatamento che abbiamo con lui contagia anche Diego Dal Bon. Pure con lui sembra di suonare assieme da anni. La sezione ritmica viaggia che è un piacere ed è tutto spontaneo».
Candura: «C’è una bellissima alchimia di caratteri in questa formazione dei JG. Fin dal primo concerto i risultati sono stati molto buoni sul palco, per noi. È un live molto ricco, i suoni sono variegati, la band è tornata ad abbracciare il suo lato sghembo e imprevedibile, nonché quello più psichedelico ed improvvisativo».
Ad aprile 2013 Fasolo ha lanciato il progetto di studio Universal Daughters, con il quale ha pubblicato l’album «Why Hast Thou Forsaken Me?», raccolta di cover appartenenti alla tradizione anglo-americana e interpretate da un cast internazionale nel quale tra gli altri appaiono Jarvis Cocker, Chris Robinson dei Black Crowes, Alan Vega, Verdena, Mark Arm dei Mudhoney e Gavin Friday. Dell’amicizia e della collaborazione con i Verdena, Mos dice: «Siamo sempre in contatto, c’è molta stima e sintonia e ci sarà modo di combinare qualcosa presto o tardi. Fasolo ha recentemente coinvolto i Verdena nel suo disco di Universal Daughters, hanno inciso una bellissima “Mother” di John Lennon». E sui prossimi passi della band: «Marco sta scrivendo nuovi pezzi per il nuovo disco e cercheremo di catturare la carica che abbiamo in questo momento, magari con delle registrazioni live».
Di Trieste Mos dice: «Ci sono un sacco di talenti, c’è potenziale in tutti i campi. Ultimamente si fa squadra, non solo tra noi, ma tra triestini e artisti in giro per l’Italia. Gli stessi Jennifer Gentle sono un esempio: la band nasce a Padova, ma sono felice di aver fatto conoscere a Marco un sacco di gente talentuosa qui a Trieste e la cosa non fa che creare scambi di idee. La città dovrebbe dare briglia sciolta alla creatività e creare confronto: diventare una tappa obbligata per quello che c’è in giro e farsi conoscere fuori. Talvolta ho la sensazione che Trieste sia un interruttore generale che andrebbe solo collegato al circuito» e Candura conclude: «A Trieste ci sono un sacco di band nuove che adesso organizzano festival e collaborano tra di loro, si può finalmente dire che si è riformata una scena. Il mio consiglio è di uscire ed andare ai loro concerti per farsi un’idea. O altrimenti di restare a casa e riascoltare “Rumours” dei Fleetwood Mac».
Elisa Russo, Il Piccolo 18 Agosto 2013