«La musica per me è pari all’aria e all’acqua: ne abbiamo bisogno per stare bene; senza sono sicura che il mondo sarebbe ancor più pieno di guerre, lotte, fraintendimenti. Nel tempo, però, sono riuscita a toglierle non dico importanza, ma stress. È solo una canzone! Se non ti piace ne arriverà un’altra! L’unica cosa importante è che tu ti goda le cose belle che la vita ti dà». È bellezza pura Joss Stone, con la sua voce “soulful”, e un sorriso luminoso, che durante l’intervista su Zoom mostra fiera il suo pancione, che la renderà (di nuovo) mamma a breve. Ma prima ci sono i concerti, come quello al Castello di San Giusto martedì 9 agosto (Hot in the City/ Trieste Estate) alle 21. La cantautrice inglese non si è mai fermata, dall’uscita del suo debutto “The Soul Sessions”, quando aveva solo 15 anni. Vincitrice di Grammy e Brit Awards, da allora ha pubblicato sette album, l’ultimo “Never Forget My Love” (uscito a febbraio, scritto e prodotto insieme a Dave Stewart degli Eurythmics), si è esibita al fianco di leggende come James Brown, Herbie Hancock, Stevie Wonder, Gladys Knight, Sting, Van Morrison, Melissa Etheridge. Sarà per la prima volta a Trieste, ma è già passata al No Borders nel 2017: «Ricordo sempre con piacere la tappa ai Laghi di Fusine, il posto più bello in cui sia mai stata, e il video duetto con l’artista locale, Doro Gjat, un ragazzo dolcissimo, canto ancora la sua canzone. L’Italia per me è speciale. Date molto valore alla famiglia, siete accoglienti, pronti a condividere un pasto e un bicchiere di vino. Vi assicuro: non è così ovunque».
Cosa vedremo a San Giusto?
«Non saprei anticipare la scaletta, pescheremo da tutti gli album, andiamo molto a istinto, a seconda di quello che vuole il pubblico, carpisco la sua energia, le richieste e vado di conseguenza. Ci sarà qualcosa dall’ultimo disco, ma non tutto perché so bene quanto la gente desideri sentire le canzoni che sono sedimentate già da anni».
Come sceglie i membri della band?
«È un po’ come scegliere degli amici con cui vai d’accordo nel tempo. Non basta trovare uno bravo con il suo strumento, devi condividere una comune idea di viaggio. Vuoi dormire ogni notte in un hotel a cinque stelle e volare su un jet privato? Ecco, non puoi entrare nella mia band. Perché noi viaggiamo e dormiamo tutti assieme, letteralmente uno sopra l’altro nei letti a castello sul nostro tour bus. Non è roba per tutti. A me piace».
Quali sono le sue influenze?
«Nei miei primi anni di vita i miei ascoltavano tanto Anita Baker e Melissa Etheridge, voci che mi hanno dato un’impronta, ho continuato sempre ad amarle. Crescendo la musica che ho scelto è il soul di Aretha Franklin, l’r&b hip hop di Lauryn Hill, India.Arie. Mi sono nutrita di old school, James Brown, Solomon Burke e tanto reggae, Kwesi Johnson».
Con molti dei suoi miti ha poi collaborato. Chi l’ha segnata di più?
«Betty Wright è stata mio mentore, piena d’anima, nella musica e nella vita. Mi ha dato tanti consigli e linee guida per camminare da sola: abbiamo scritto dei testi assieme, come “Right to Be Wrong”, avevo quindici anni, una ragazzina, e lei cercava di dirmi qualcosa attraverso il testo di quella canzone e mi ha davvero aiutato a prendere le mie decisioni ed essere coraggiosa».
Le novità in arrivo?
«Ne sono sopraffatta: il musical “The Time Traveller’s Wife”, poi il mio primo disco natalizio con l’orchestra, c’è un accordo con la Disney quindi sarà magico, e in mezzo a questo a ottobre dovrò partorire, non sto nella pelle».
Elisa Russo, Il Piccolo 07 Agosto 2022
