Venerdì alle 21.30 i triestini King Bravado presentano il loro nuovo album con un concerto al Tetris. La band, attiva dal 2008, attualmente è formata da Joe Volpicelli alla voce, Andrea Belgrado alla chitarra, Giulio Gregoretti alla seconda chitarra, Michele Chiesa al basso e Sandro Spirale alla batteria. Uniti dalla passione per lo stoner rock, hanno iniziato a comporre ispirandosi a gruppi come Kyuss, Orange Goblin, Nebula e Black Sabbath. Le registrazioni dell’album omonimo sono state effettuate da Peter Nadlišek (BMR) al Padrice Music Enterprise, il mix e il mastering sono stati curati da Francesco Bardaro al Track Terminal Studio. Il disco, pubblicato da Kornalcielo Records, è disponibile sia in formato digitale che su cd ed è stato distribuito anche in Svezia ed Inghilterra.
Al di là delle influenze, qual è l’ingrediente “King Bravado”?
«Probabilmente il nostro ingrediente segreto è la diversità di situazioni musicali da cui proveniamo, rock psichedelico, metal, hard rock, blues», racconta la band triestina. «La miscela che si viene a creare è comunque molto ben definita e personale, nonostante abbracciamo uno stile di musica molto caratteristico. E poi la compattezza, la coesione e il portare avanti un’idea comune fin dall’inizio. Qualcuno dopo un concerto ci ha detto “si vede che vi divertite!” e questo sintetizza tutto».
La recente compilation “Trieste Rock City”, in cui siete presenti, testimonia che il rock in città gode di ottima salute. Si può parlare di vera e propria scena?
«Più che di scena si può ormai parlare di “famiglia” o di collettivo. Scorrendo le band della compilation troviamo ex componenti, progetti paralleli, band con cui condividiamo la sala prove. Insomma, la scena è in fermento, la qualità è notevole e le proposte non mancano. La collaborazione tra le diverse realtà e l’unione delle rispettive forze non può che portare a nuove e interessanti prospettive».
Kornalcielo è un nome ricorrente quando si parla di r’n’r. Quali sono i punti di forza di questa etichetta?
«In un mondo ormai costellato da migliaia di fantomatiche etichette, agenzie di booking o presunte tali, interessate più a spillare soldi che a promuovere nuovi talenti e nuove realtà, la Kornalcielo di Mark Simon Hell rappresenta sicuramente un’eccezione a questo trend, con attenzione alla qualità e impegno nella promozione. Grande merito inoltre per avere pubblicato, forse per la prima volta da molti anni a questa parte, una compilation di band triestine».
Che concerto proporrete al Tetris?
«Un’ora abbondante di sano e onesto stoner rock. Muraglie di suoni, ritmi vorticosi, sudore e passione, con i pezzi tratti dal nostro album e inedite composizioni delle quali siamo ansiosi di vedere la risposta live. Chitarre distorte, riff semplici e pesanti, ritmiche telluriche».
Qualche ricordo particolare legato ai concerti?
«Nella vicina Slovenia abbiamo sempre riscosso un notevole successo, la passione per la musica live è palpabile e la risposta del pubblico è sempre stata entusiasmante e il trattamento ricevuto era spesso “da rockstars”! Abbiamo avuto l’onore di calcare il palco del festival Pietrasonica e di esibirci al Castello di San Giusto come supporters dei Black Stone Cherry. L’esordio al Tetris resterà indimenticabile. Chiaramente non sempre le cose vanno come vorresti, ma fortunatamente sia a livello organizzativo che a livello di calore umano le nostre esperienze sono principalmente positive».
Trieste dal punto di vista musicale vi frustra? Pensate (o sognate) mai di emigrare?
«Non diremmo che ci frustra. Basta dare un’occhiata alle programmazioni dei vari club, Tetris, Casa delle Culture, Etnoblog, o di associazioni come Trieste is Rock, ce n’è per tutti i gusti. La nostra musica risente di quello che abbiamo ascoltato e suonato fino ad ora, ma probabilmente anche dalla situazione incerta che tutti noi stiamo vivendo, tanto è vero che i testi di Joe il più delle volte parlano di determinazione, rispetto e giustizia. Più che di emigrare si spera di percorrere più chilometri possibili per far conoscere la nostra musica, stare il più possibile in tour, ma perchè no, tornare poi a comporre nel nostro amato Padrice Music Enterprise. Non si sta poi così male qui».
Elisa Russo, Il Piccolo 07 Marzo 2013