«La musica è un linguaggio che supera qualsiasi confine e barriera ed è la cosa più bella, quindi partecipare a un festival che promuove i valori di unione tra i popoli per noi è motivo di orgoglio»: parole dei Kokoroko, nome di punta del nuovo jazz internazionale, che hanno il compito di chiudere, mercoledì 3 agosto alle 21 al Teatro Comunale Giuseppe Verdi di Gorizia, “Musiche dal Mondo”. Il festival transfrontaliero si avvale della direzione artistica di Eduardo Contizanetti ed è organizzato da Connessioni Circolo Mario Fain di Gorizia e da Kud Morgan di Nova Gorica in collaborazione con Circolo Controtempo, la quarta edizione è dedicata a Fulvio Coceani. 

In arrivo da Londra, i Kokoroko sono otto ragazzi con origini africane e caraibiche: il risultato è un mix esplosivo e irresistibile che ha conquistato il mondo, a metà strada tra afrobeat e highlife, reggae e nu-jazz. «Suoniamo la musica che amiamo, quella con cui siamo cresciuti e che ha reso “funky” anche i nostri genitori. Ci ispiriamo a Fela Kuti, Ebo Taylor, Tony Allen e tutta la grande musica dell’Africa Occidentale, proponiamo performance che sono un omaggio ai nostri maestri. Ci siamo incontrati da ragazzini alla scuola jazz di Londra (il Trinity Laban Conservatoire of Music and Dance), abbiamo realizzato che mancava una band così (black, afrobeat e inglese) e allora, con un’intrepida sezione fiati e il fuoco di Londra, sono nati i Kokoroko». Giovane collettivo con una sezione fiati tutta al femminile, i Kokoroko (“forte” in urhobo) sono capitanati da Sheila Maurice-Grey alla tromba, al sax c’è Cassie Kinoshi, al trombone Richie Seivewright, al basso Mutale Chashi, alla chitarra Oscar Jerome, alle tastiere Yohan Kebede, alle percussioni Onome Ighamre Edgeworth, alla batteria Ayo Salawu. Esplosi nel 2019 con il singolo “Abusey Junction” che, pubblicato su Youtube, aveva ottenuto la strabiliante cifra (per degli esordienti) di 23 milioni di visualizzazioni, il 5 agosto i Kokoroko pubblicano il nuovo “Could We Be More”. «A Gorizia – anticipano – suoneremo alcune canzoni dall’album che sta per uscire, siamo molto contenti di poterle finalmente condividere, il live è la nostra dimensione, ci piace cambiare ogni volta il set in modo da rendere ogni concerto davvero unico e irripetibile. Attraversiamo diversi generi, afrobeat, jazz sono le basi da cui siamo partiti, ma ascoltando il disco si potranno sentire anche tanti altri differenti suoni. Siamo otto componenti e ciascuno porta le sue influenze e il proprio bagaglio. Mentre realizziamo un disco non pensiamo direttamente a come renderà dal vivo, ma ci capita di concludere una canzone e pensare “wow ci divertiremo davvero quando la porteremo in tour”, in studio non riesci a ricreare tutte quelle emozioni legate al live ma in qualche modo cerchiamo di avvicinarci, è una dimensione molto importante».

«Alcuni di noi – dichiara Onome – hanno origini nigeriane e in qualche modo la musica ne è influenzata. Al tempo stesso, però, siamo inglesi. Profondamente londinesi. E Londra ha una cultura jazz, soul e dance pazzesca: anche questo ha avuto un grande peso sulle nostre sonorità. Per esempio: vogliamo trasmettere al nostro pubblico dei contenuti, ma vogliamo anche che ai concerti possano ballare». 

«Dopo il lockdown – conclude Sheila – sento in maniera ancora più forte le cose che amo, ed essere in tour è una di queste. Sento ancor di più il gusto di poter essere libera di girare il mondo e far circolare la mia musica, è un privilegio». 

Elisa Russo, Il Piccolo 2 Agosto 2022  
Il Messaggero Veneto 3 Agosto 2022

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