KOKOROKO al Teatro Miela il 22.02.19

«Suoniamo la musica che amiamo, quella con cui siamo cresciuti e che ha reso “funky” anche i nostri genitori. Ci ispiriamo a Fela Kuti, Ebo Taylor, Tony Allen e tutta la grande musica dell’Africa Occidentale, proponiamo performance che sono un omaggio ai nostri maestri. Ci siamo incontrati da ragazzini alla scuola jazz di Londra (il Trinity Laban Conservatoire of music&dance), abbiamo realizzato che mancava una band così (black, afrobeat e inglese) e allora, con un’intrepida sezione fiati e il fuoco di Londra, sono nati i Kokoroko». Giovane collettivo con una sezione fiati tutta al femminile, i Kokoroko (“forte” in urhobo) sono capitanati da Sheila Maurice-Grey alla tromba, al sax c’è Cassie Kinoshi, al trombone Richie SeivWright, al basso Mutale Chashi, alla chitarra Oscar Jerome, alle tastiere Yohan Kebede, alle percussioni Onome Ighamre, alla batteria Eddie Hicks/Ayo Salawu. Venerdì alle 21.30 portano al Teatro Miela i pezzi del loro disco d’esordio, in uscita l’8 marzo e anticipato il mese scorso dal singolo “Uman”: «Le composizioni soul e spiritual dei Kokoroko sono cibo per l’anima e fanno muovere il corpo», assicurano gli organizzatori di Miela Music Live. La loro popolarità è dovuta per ora all’impatto dal vivo, alla quantità di date tenute in tutto il mondo dal 2016 e soprattutto al singolo “Abusey Junction” che, pubblicato su Youtube, ha ottenuto la strabiliante cifra (per degli esordienti) di 23 milioni di visualizzazioni, è stato incluso in “We Out Here”, la compilation manifesto pubblicata dalla loro etichetta Brownswood Recordings (2018) e a gennaio è stato premiato come brano dell’anno (passato) al Gilles Peterson Worldwide Award. «Tutto è cominciato da me – racconta Onome Ighamre – e Sheila durante un viaggio in Kenya. Io mi lamentavo per un concerto afrobeat visto a Londra: a mio parere la musica dei miei antenati veniva maltrattata, non c’erano le giuste vibrazioni, il pubblico non era coinvolto e soprattutto la quota “black” era sotto rappresentata, sul palco e sotto». «Suonando afrobeat – prosegue – il principale punto di riferimento per noi è Fela Kuti. Alcuni di noi hanno origini nigeriane e in qualche modo la musica ne è influenzata. Al tempo stesso, però, siamo inglesi. Profondamente londinesi. E Londra ha una cultura jazz, soul e dance pazzesca: anche questo ha avuto un grande peso sulle nostre sonorità. Per esempio: vogliamo trasmettere al nostro pubblico dei contenuti, ma vogliamo anche che ai concerti possano ballare». La quota femminile è sicuramente ben rappresentata, la band leader Sheila Maurice-Grey al riguardo puntualizza: «Sono cresciuta in un ambiente in cui la discriminazione di genere non era affatto contemplata. Di conseguenza, tutte le band di cui ho fatto parte finora, non hanno mai posto l’accento sul fatto che io sia una donna. Questa mi sembra proprio la chiave giusta: normalizzare la presenza femminile a tal punto che non ci sia più bisogno di specificare che sì, il jazz lo suonano anche le femmine!».

 

Elisa Russo, Il Piccolo 21 Febbraio 2019

Kokoroko

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