Una storia che comincia nel 1979, quella di LDV La Dolce Vita. Nascono a Udine, sulla scia della scena post-punk e new wave di quel periodo, con riferimenti come Cure, Devo, Joy Division, The Jam, Wire. Poi una lunga pausa, in cui ciascuno prende la propria strada (anche militando in band note come Detonazione, Flexy Gang, Cleverness). Nel 2012 i fondatori Massimo Sebastianutti alla voce e chitarra e Maurizio Mazzon alla chitarra e tastiere decidono di riavviare il progetto. Arriviamo a oggi: una giovane etichetta triestina, Mold Records, si appassiona alla loro musica e decide di prenderli sotto la propria ala. La fruttuosa collaborazione sarà celebrata con un concerto al Teatro San Giovanni di Via San Cilino, sabato alle 21.30. In apertura un altro nome della Mold, il duo elettronico/darkwawe Sun’s Spectrum; ingresso con Green Pass rafforzato e Ffp2.
«All’inizio ci siamo sentiti leggermente in soggezione – raccontano i responsabili di Mold Records – nel trovarci a maneggiare materiale che proviene veramente dagli anni d’oro della scena post-punk, periodo in cui nessuno del nostro team era nemmeno ancora nato. Scherzosamente definiamo sempre LDV come un gruppo che non fa “revival” ma “survival”. Ci siamo avvicinati nell’estate del 2020, dopo aver visto una loro esibizione al festival Monfalcone Estate gestito dall’associazione Acsreos. Le sonorità erano assolutamente affini alle nostre produzioni, l’attitudine spinta ma non forzata, c’era qualcosa che ci piaceva da subito».
«Nonostante la differenza di età – conferma Sebastianutti – a Mold siamo piaciuti perché loro sono molto orientati sul genere new wave, post-punk quindi ci hanno dato fiducia e ne siamo molto contenti. La grinta e entusiasmo che abbiamo adesso è anche maggiore di quella che avevamo da ragazzini, siamo agguerriti». Ai fondatori Sebastianutti e Mazzon si aggiungono Roberto Pacagnan al basso e voce e Sergio Celeghin (ex Detonazione) alla batteria. «Abbiamo una storia molto lunga, – prosegue il frontman –, nasciamo quando c’era grande fermento a Udine e a Pordenone col Great Complotto. Forgiati dal punk dei Clash, abbiamo poi deciso di abbracciare la nuova onda della new wave e del post-punk, che inseriva elementi diversi, anche a livello di immagine e stile, per questo abbiamo scelto un nome provocatorio, di rottura, come La Dolce Vita, per spiazzare». L’ep di esordio, intitolato “1979” è uscito solo nel 2019 e verrà riproposto da Mold in versione digitale (sulle principali piattaforme) dalla mezzanotte di sabato, dopo il concerto. «Nel mini album “1979” ci sono tre pezzi nuovi e due dell’epoca. Anche dal vivo mescoliamo brani dell’80 riarrangiati e rivisti con materiale del tutto nuovo. Stiamo lavorando anche al videoclip ufficiale, certi che i prodotti Mold siano molto curati ed eleganti, con un gusto incredibile dal punto di vista estetico». La Dolce Vita è dunque un progetto nostalgico? «Siamo nati nelle cantine – conclude Sebastianutti – in un’altra epoca, oggi il mondo è diverso e nella musica entra la tecnologia. Siamo legati al passato musicale, dove sono radicati i nostri gusti ma con lo sguardo puntato all’avvenire, vogliosi di fare, insomma proiettati verso il futuro con i piedi piantati nel passato». Mold a dicembre ha svolto un primo shooting ufficiale con la band, a Le Officine Vintage di Udine e ora sono operativi sulla rimasterizzazione di alcuni pezzi e sulla realizzazione del primo videoclip ufficiale per “Misteryboy” che sarà disponibile a breve.
Elisa Russo, Il Piccolo 12 Febbraio 2022
