LE CITTà INVISIBILI – ALASKA PROJECT HANGAR 17.02.22

«Un poema d’amore alle città, nel momento in cui diventa sempre più difficile viverle come città», così presentava Italo Calvino “Le città invisibili”, pubblicato nel 1972 e ormai un classico. Una bella sfida, metterlo in scena: ci pensa il collettivo triestino Alaska Project, in una prima assoluta all’Hangar Teatri giovedì alle 20.30. Il progetto nasce per volontà dei musicisti (già Ask Her Out) Riccardo Buiatti qui alla chitarra elettrica e Raffaele Tenaglia alla batteria e chitarra acustica. «Suonare – dicono – è il nostro nutrimento, ha sempre fatto parte delle nostre vite». Sul palco dell’Hangar ci saranno anche l’attore Lorenzo Zuffi alla voce/recitazione ed Elena Perco accompagnerà visivamente lo spettacolo, con delle ombre cinesi generate con ritagli di cartoncino che proietta in maniera dinamica sullo sfondo, dal vivo. «Alaska – spiega Buiatti – perché ci piaceva l’idea che l’ascoltatore immaginasse di viaggiare da qualche parte, un posto estremamente lontano che evoca pace e silenzio». Lo spettacolo è pensato per poter andare in scena anche in luoghi diversi da quelli classici della musica dal vivo: «Questo format – prosegue Buiatti – ci permette di confrontarci con un pubblico teatrale, di una scuola, di un bar… non ha limiti. È una narrazione, una favola, poi Calvino si presta perché è leggibile su più livelli, può essere recepito sia da un adulto che dai bambini».

Ad attrarre gli Alaska Project Band, la natura combinatoria che ha “Le città invisibili”: «Volevamo qualcosa che ci permettesse di essere minimalisti ma di poter andare a fondo. Calvino ci sembrava il punto migliore da cui partire, con un testo di grande potenzialità. Cerchiamo di interpretare il suo pensiero e attualizzarlo, le parole rimangono le sue, il testo non è arrangiato, l’aspetto musicale è spesso rumoristico e riconduce un po’ alle vite che viviamo. Nell’ottica del collettivo ci piace pensare che nel prossimo testo che affronteremo ci saranno amici nuovi». Dunque il Progetto Alaska, dosando silenzio e buio, fino al fragore sonico di matrice post rock avvolto a bagliori e impressioni visive, traghetterà il pubblico in un percorso in cui il percepito si declinerà su più livelli.

Elisa Russo, Il Piccolo 16 Febbraio 2022

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