Dopo un primo EP pubblicato nel 2009, «Essential», che ha portato la band a esibirsi sul palco dell’Heineken Jammin Festival e ad aprire i concerti di Motel Connection e Mojomatics, i Limes presentano il primo album ufficiale: «Slowflash» in uscita il 30 settembre (sarà disponibile su tutte le piattaforme digitali: iTunes, Amazon, Spotify…). Prossimo appuntamento dal vivo: il 3 ottobre all’Ohibò di Milano dove verrà proiettato il videoclip del singolo «Tunng» in anteprima.
«La scelta del nome non è casuale» – spiega la band triestina. «Limes in latino significa “confini” e con questo si vuole sottolineare l’attitudine di chi ha sempre vissuto vicino a barriere, naturali e non, cercando un modo di superarle o, perché no, distruggerle. Ecco quindi l’alternarsi, nelle liriche, di una ricerca introspettiva, episodi di rabbia seguiti da distensioni sonore, fino all’esplorazione delle insicurezze più pressanti».
«Slowflash» è stato registrato e mixato da Abba Zabba al Palo Alto Studio di Trieste, masterizzato da Abba Zabba e Gabriel Ogrin presso Jork Studios, Slovenia.
I Limes sono: Mauro Mercandel (voce e chitarra), Piero Metullio (basso), Matteo Bologna (percussioni).
Racconta Mercandel: «Abba Zabba ci ha dato una mano notevole, anche con gli arrangiamenti. Avevamo già realizzato un EP con cinque canzoni, ma questo album è più nostro, abbiamo fatto un lavoro più di ricerca. Il genere è un rock abbastanza virato al pop, più ricercato in certi suoni, un po’ alla Radiohead. Credo possa piacere a persone che seguono anche generi diversi. Abbiamo seguito i nostri gusti senza prestare attenzione a quello che va di moda. È un album più adulto».
Come vi dividete i ruoli all’interno della band?
«Io ho lavorato molto sulla musica e Piero sui testi. Abbiamo una buona intesa compositiva».
Artisti e gruppi della zona che apprezzate?
«Abba Zabba, Toni Bruna, The Academy, The Leading Guy, The Secret, The Charlestons, mi piacevano i Gonzales (ora Tytus) ed i Trabant».
Aggiunge Metullio:
«Io e Mauro abbiamo frequentato assieme, all’età di 14 anni, un corso di chitarra. Poi io ho proseguito da autodidatta. Mauro invece ha imparato i trucchi del mestiere da Arturo Falcone. Avevamo sempre in mente l’idea comune di formare un gruppo, l’occasione si è presentata quando abbiamo conosciuto Matteo, che aveva già esperienza alla batteria e frequentava un corso di percussioni africane per djambè».
Elisa Russo, Il Piccolo 28 Settembre 2014