Tornano a Trieste i padrini del surf mondiale: gli americani Los Straitjackets suonaneranno all’Etnoblog di Riva Traiana venerdì 25 giugno 2010. La serata “Summer Surf Explosion”, comincerà alle 22 e vedrà sul palco anche i triestini The Wet-Tonese le selezioni musicali di Marco Bellini.
Un appuntamento imperdibile per gli amanti della musica surf: Los Straitjackets sono una band di culto assoluto, in pista da più di 15 anni; hanno già tenuto un incendiario concerto nella vecchia sede dell’Etnoblog l’inverno scorso.
Quattro musicisti con le maschere da wrestling che suonano surf music: come è nata l’idea?
«Sono sempre stato fan della musica strumentale, è la mia musica preferita. – Risponde il chitarrista Danny Amis “Daddy-O Grande” -. Suono in band strumentali dal 1970. Una notte, nel 1986, andai in un locale e vidi una band di Nashville. Il chitarrista suonò due canzoni di Link Wray, in maniera magistrale. Sapevo di doverlo incontrare e conoscere. Questo chitarrista era Eddie Angel. Eddie conosceva la mia band precedente, The Raybeats e da lì nacque una lunga amicizia. Due anni dopo, fondammo una band strumentale, per divertimento. Durò solo due mesi, poi Eddie abbandonò per cominciare a suonare con i Planet Rockers. Nel 1994 abbiamo fondato una nuova band e volevamo creare un’immagine da palco memorabile. Avevo una borsa piena di maschere comperate ad un incontro di wrestling in Messico, anni prima e proposi di indossarle per un concerto. Non pensavamo che le avremmo indossate sempre, ma la reazione del pubblico fu così forte che decidemmo di farlo. Ecco come sono nati Los Straitjackets».
È più stimolante registrare i dischi o suonare dal vivo?
«È sempre divertente fare i concerti e vedere nuovi posti in giro per il mondo, ma per me la vera gioia è creare e registrare nuova musica. Soprattutto strumentale. C’è ancora più soddisfazione a scrivere una melodia che crea uno stato d’animo senza l’apporto di un cantante».
Conoscete band italiane?
«Ho amato il tour italiano dell’anno scorso. È da brivido suonare per gente che capisce la tua musica. Ho visto tantissima gente al Surfer Joe Festival di Livorno. Mi hanno colpito davvero i Wet-Tones, penso che la loro versione di “University Blvd.” sia la migliore che ho mai sentito. Mi piace più la loro che la nostra! C’erano talmente tante ottime band che faccio fatica a ricordare tutti i nomi, ma ovviamente mi sono piaciuti: Wadadli Riders, Surfadelic, e Surfoniani».
Come si è sviluppato il vostro sound, negli anni?
«Dopo 15 anni nei Los Straitjackets, siamo cresciuti come musicisti e abbiamo sperimentato sempre più, ma rimaniamo comunque coerenti con quello che siamo. Il nostro ultimo cd “The Further Adventures of Los Straitjackets” è un ritorno al suono dei nostri primi tre cd. Penso che le nuove canzoni siano però un po’ più garage dei primi lavori».
Quando “surfate”, chi vi dà le influenze più oceaniche?
«Non mi pongo dei limiti, ascolto tanti artisti. Penso di prendere molta ispirazione da The Ventures and The Shadows, ma non ascolto solo musica rock. Mi ispirano Henry Mancini, Esquivel, il blues e altre cose. Di recente ho scoperto la musica beat italiana, la adoro! Mi piace ascoltare musica di altri paesi e culture, e poi rileggerla in chiave surf».
Che significato ha la musica surf nel 2010?
«La musica surf è un’eccitante novità per chi è in cerca di qualcosa di più interessante della techno o dell’hip hop. Il nostro obbiettivo è di prendere elementi dal passato e creare qualcosa di davvero nuovo e divertente».
Elisa Russo, Il Piccolo 25 Giugno 2010