Luc Mabal è l’incontro tra i fondatori dei Luc Orient, Rrok Prennushi (chitarra, voce, elettronica) e Piero Pieri (voce, sax, elettronica) con Maurilio Balzanelli, in arte Doc Mabal alle percussioni. «Musica originale, indipendente, inedita e positiva – spiegano -. I brani strumentali possono anche diventare canzoni, le strutture aprirsi a zone di improvvisazione, dalla scaletta emergono echi dei Talking Heads, Peter Gabriel e Art Ensemble of Chicago. Per muoversi sul groove, cullarsi nelle atmosfere o semplicemente ascoltare». Questa sera Luc Mabal sono in concerto, alle 21, al Knulp «Un posto magnifico – afferma Pieri –, cerco sempre luoghi in cui la musica è considerata un valore». «Abbiamo già proposto un paio di date – prosegue – il live funziona, alla gente piace, c’è tanto groove e tenevo molto a creare un ambiente morbido, “affettuoso” quasi. Suoneremo brani nuovi con qualche omaggio ai nostri riferimenti storici. C’è anche una canzone in triestino, “Mare mia”, dedicata alla bora come madre dei triestini: i figli della bora nascondono un po’ di disagio che è dovuto alle raffiche. Il dialetto è stato usato quasi sempre in chiave goliardica e invece noi ci siamo ispirati ai gloriosi poeti triestini».

I Luc Orient hanno una lunga storia che comincia nell’81, all’insegna dell’estetica new wave, orientata a una combinazione di elettronica e musica etnica (il termine “world music” stava nascendo), primitivismo e avanguardia pop. Bastano pochi demo per firmare un contratto con la Cgd, produttori Gino D’eliso e Nanni Ricordi. La prima avventura discografica si esaurisce e dopo quattro anni di lavoro il gruppo si scioglie. Si ricomporrà nel 2005 in forma di duo: Rrok e Piero pubblicano una raccolta e un loro brano entra nella compilation “New Wave Italiana” della Spittle Records. Segue un ep (“Killer Joe/Onion Gum”, 2009), fondano la loro etichetta Lademoto Records (con Daniele Dibiaggio e Al Castellana) con cui nel 2012 esce l’lp “La Vie a Grande Vitesse”. E la loro “Gambe di Abebe” viene riarrangiata da Giorgio Canali per il disco “Perle ai Porci” (Woodworm, 2016).

Nel 2017 l’arrivo di Doc Mabal scuote gli equilibri del duo e imprime un’accelerazione, riportando l’attenzione compositiva su sonorità ethno/world che i Luc Orient avevano in realtà praticato fin dall’inizio. Le strutture si aprono a piccole suite strumentali, con interventi vocali e corali, talvolta senza testo, fuori dalla forma canzone e non sempre impostati all’alternanza strofa/ritornello, con temi e loop di sax, pattern elettronici e riff di chitarra talvolta acidi, talvolta liquidi.

 

Elisa Russo, Il Piccolo 15 Febbraio 2019

Luc Mabal

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