Luca Turilli’s Rhapsody intervista

band_high_promNel 2011 i due musicisti triestini fondatori dei Rhapsody hanno preso – di comune accordo e in armonia – la decisione di separarsi e dar vita a due band, o meglio a due Rhapsody: Alex Staropoli continua il suo percorso con i Rhapsody of Fire e Luca Turilli con il nome Luca Turilli’s Rhapsody (con cui ha già fatto uscire un album nel 2012).

Il 19 giugno esce in tutta Europa il nuovo disco di Luca Turilli’s Rhapsody «Prometheus, Symphonia Ignis Divinus» (Nuclear Blast Records), in uscita poi il 22 nel Regno Unito ed il 30 negli USA.

È stato registrato e mixato ai Backyard Studios di Sebastian Roeder (Bonfire) e masterizzato da Christoph Stickel (Michael Schenker’s Temple Of Rock) agli MSM studios, tra Italia, Germania e Francia.

Sette mesi di composizione, tre mesi di produzione, più di 50 ore di mix, ospiti speciali come Ralf Scheepers (Primal Fear), Dan Lucas (Karo) e David Readman (Pink Cream 69). 70 minuti di musica epica e suoni cinematografici: il compositore e chitarrista Turilli, “inventore” del cinematic metal, ha composto e prodotto l’intero lavoro, curando come sempre anche gli arrangiamenti orchestrali e corali. Spiega: «Sono orgoglioso di ricordare che io ed Alex Staropoli siamo tra i pochi che lavorano in questo modo, arrangiando personalmente ogni sezione: molte band pagano un arrangiatore esterno per le parti orchestrali. Ovviamente il fatto di comporre e anche arrangiare richiede un grande lavoro e molto tempo. Mi sono chiuso in studio da marzo 2014 a marzo 2015 e quindi ne esci che è passato un anno della tua vita! Se non ne valesse davvero la pena non so se avrei il coraggio di farlo… Le ultime due settimane dalla consegna, mi sono ritrovato a non dormire per tre notti consecutive, avevo l’aspetto di uno zombie, ero pronto per comparire in una puntata di The Walking Dead!».

Cos’è successo nel 2011 ai Rhapsody of Fire?

«Già parlavamo di una possibile separazione, intorno all’ottavo-nono album, in realtà siamo poi arrivati fino al decimo, che ha chiuso la saga. Per noi era importante concludere questo viaggio artistico, questa esperienza partita nel ’97 e arrivata fino a “From Chaos To Eternity” del 2011, dovevamo chiudere un cerchio. La separazione è stata assolutamente amichevole, ci tengo a sottolinearlo perché ancora dopo cinque anni qualcuno pensa che ci sia sotto chissà che cosa a livello personale, ed invece non è assolutamente così.

Semplicemente non era più divertente come ai vecchi tempi, per cui io ed Alex ci siamo seduti come sempre davanti ad una pizza e molto serenamente abbiamo deciso di concludere la saga e poi continuare ciascuno per conto proprio, mantenendo sempre il nome, visto l’investimento personale (e anche economico: ogni soldo che avevamo lo reinvestivamo nella band) che sia io che Alex avevamo fatto. Abbiamo preso questa decisione (mantenere entrambi il nome) in modo che nessuno avesse un vantaggio o uno svantaggio rispetto all’altro.

Per noi i Rhapsody non sono una macchina per fare soldi, sono un mezzo per veicolare un messaggio positivo, un inno alla vita che deve arrivare in modo epico e “bombastico”, comporre un album è un’esperienza spirituale».

La sua dedizione per la musica, che riempie totalmente le sue giornate, è esemplare.

«Mi chiudo nel mio studio per giorni e giorni, alle tre del mattino mi ritrovo a suonare il piano e urlare, sono momenti trascendentali. Senti un’energia entrare in te e devi dare vita a qualcosa. Ti senti quasi costretto a creare. Lavoro 24 ore al giorno, mi ritrovo sommerso da canzoni e non posso farne uscire quante vorrei».

Un vulcano di idee che spesso incanala in progetti paralleli ai Rhapsody.

«Ho anche aperto la Luca Turilli’s Production con l’intenzione di realizzare musica per l’industria dell’intrattenimento: videogiochi e film. Collaboro con Allen Morgan (U2, Taylor Swift, Nine Inch Nails) e grazie ad un agente a Hollywood ora lavoreremo nel settore delle colonne sonore. Dovevo connettere tanti computer per avere potenza necessaria per far girare tutti i samples (i suoni campionati dell’orchestra etc…), avere i giusti software e hardware, credevo di sistemare tutto in tre mesi ed invece ci ho messo un anno e mezzo. Ho realizzato uno dei sistemi più potenti d’Europa (così mi è stato detto da un tecnico tedesco). Ogni mattina accendo tutto, i suoni si caricano in venti minuti, vado a fare colazione e quando torno ho davanti tutti gli strumenti esistenti, per un compositore è qualcosa di incredibile. Ho utilizzato questo sistema per il nuovo album dei Rhapsody e l’ispirazione ne ha tratto vantaggio… Ti ritrovi con talmente tante canzoni nel cassetto ed il timore che non riuscirai a pubblicarle tutte in vita tua!».

Quali sorprese troverà un fan dei Rhapsody in questo nuovo album?

«La saga è finita sia per me che per i miei ex colleghi dei Rhapsody ed il pubblico lo sa. Io mi diverto con l’arrangiamento orchestrale, con riferimenti molto melodici, con semplicità di linee vocali, adoro utilizzare i cori gregoriani, d’opera. È stato fantastico chiudere la saga e poter trattare un soggetto diverso in ogni canzone. Anche se tutto per me è connesso al tema dell’evoluzione spirituale: non ha niente a che vedere con la religione, è un discorso che esula da tutto, mi interessa la matrice spirituale primordiale».

Continua ad abitare a Trieste?

«Vivo a Barcola, sembra di stare in una cartolina e questo aiuta sia nell’ispirazione che nella composizione. Lasciare Trieste sarebbe difficile, è magica, non c’è tanta criminalità, c’è un senso di pace che aleggia. Certo la vivo a modo mio: mi chiudo per un anno in studio, a parte ogni tanto la pizza con il mio miglior amico di sempre, Alex Staropoli, l’ultima volta che sono uscito a bere sarà stato ai tempi della scuola (e adesso ho 43 anni), per me sarebbe solo una perdita di tempo, la mia giornata consiste nel comporre almeno 12 ore al giorno, poi ho la mia ora di ginnastica (se no tra dieci anni muoio d’infarto!) e poi yoga, meditazione, esercizi di respirazione… non mi resta tempo per altro, la mia vita è questa e lo considero un grande privilegio. Adoro il Carso, il mare, il Castello di Miramare. Osservando il mondo, alla fine Trieste è una gemma. Posso andare ovunque, ma Trieste è una calamita».

 

Elisa Russo, Il Piccolo 06 Giugno 2015

luca turilli

 

 

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