Venerdì alle 22 i Lume suonano al Tetris di Via della Rotonda. Si tratta del nuovo progetto del triestino Franz Valente (batterista de Il Teatro degli Orrori), assieme ad Anna Carazzai (Love in Elevator), e Andrea Abbrescia; il loro omonimo album di debutto è uscito da poco per la Blinde Proteus.
«Con questa formazione avevamo già lavorato assieme nell’album “Re Pulsion” e nel 2012 eravamo ancora tutti e tre assieme per alcune date di Love in Elevator. A dicembre avevamo già alcuni pezzi nuovi e li abbiamo suonati all’All Tomorrow’s Parties in Inghilterra ed è stato evidente che il materiale nuovo andava in un’altra direzione, avevamo voglia di novità e di sentirci liberi di cominciare da zero, rimettendoci in gioco, senza essere legati alla storia di Love in Elevator, che è comunque sempre stato un progetto più di Anna», spiega Valente, che in questo disco ha suonato il basso, le chitarre ed è alla voce in molti pezzi, oltre che alla “solita” batteria. «Lume» è un disco chiaroscurale, non volutamente rock anche se animato da questa attitudine, e spostato sulla melodia e su cambi di dinamica repentini. A dominare sono i contrasti, prima di tutto quello fra luce e buio, che mescola un suono chitarristico “aperto” e tipicamente anni ‘90 alle ombrosità di atmosfere magiche, alternando in questo modo pezzi più oscuri ad altri più solari, o brani più visionari ad altri più da festa.
Il disco è stato registrato da Abba Zabba presso Palo Alto Studio di Trieste e da Paride Lanciani all’Oxygen Studio di Cuneo e mixato da Marco Fasolo (Jennifer Gentle). Ospiti del disco, oltre lo stesso Fasolo, Liviano Mos (Jennifer Gentle) alle tastiere, Jean Charles Carbone, Abba Zabba ed Elisa Mezzanotte ai cori.
«Sono perlopiù amici che hanno messo la loro esperienza e la loro umanità dentro Lume. Abba Zabba ci ha seguito nelle registrazioni fin dal primo demo e si è affezionato ai pezzi tanto da lavorare con noi fino alla fine. Liviano Mos è stato spesso in sala prove per delle jam session, e successivamente in studio ha registrato alcune tastiere. Marco invece ha chiuso il disco facendo il missaggio e qualche overdub qua e là».
È uscito anche un videoclip…
«”Lucky Number” è un pezzo vivace e a suo modo psichedelico. Il ritornello canta il numero 3, che è numero dell’equilibrio, della completezza e della creatività, di noi che siamo un trio, e canta uno sperato ritorno alla natura, è un inno positivo, mentre le strofe parlano di dualità, in chiave negativa. Il dualismo crea conflitto. Preda/predatore come metafora della vita (ecco perchè degli animali) e si parla dell’atteggiamento umano del rincorrere una cosa, costantemente, per possederla, e una volta posseduta, l’uomo si stufa in fretta di ciò che ha, e non lo vuole più. Il regista Eeviac ha interpretato tutto questo in chiave molto psichedelica e per le proiezioni abbiamo chiamato una performer veneziana, Marianna Andrigo. Stiamo già raccogliendo idee esotiche per il prossimo video».
Come sono andate le prime date del tour?
«Non vedevamo l’ora di portare il materiale dal vivo. Ogni volta che esce un mio nuovo disco lo vivo come un nuovo debutto, e questo ti da un’emozione unica».
La scena musicale triestina?
«Ci sono diverse realtà anche molto differenti tra loro, non c’è un vero centro o movimento (si poteva parlare per esempio di scena a New York fine anni 70 con la no wave, dove tutti seguivano un ideale estetico comune nonostante ci arrivassero tramite mezzi di espressioni diversi: fotografia, musica, pittura, video). Questo sentimento di appartenenza ad una scena lo sentivo di più quando ho iniziato 20 anni fa a Trieste e c’erano centinaia di persone che si trovavano in piazza Oberdan: si percepiva nell’aria un fermento, un’energia collettiva. Adesso qui c’è qualche isola felice dove ci si può trovare a guardare un concerto come Tetris, Radio Fragola, Etnoblog ma si sente la mancanza di nuovi posti di aggregazione di vive realtà».
Cosa spinge a non mollare?
«La vita per un musicista in Italia è più complicata, ma questo è anche il suo lato bello, di sicuro se vuoi vivere di musica lo devi fare con una certa regolarità e costanza. Si va avanti a scrivere dischi per desiderio di esprimersi e quando lo vedi concretizzarsi va a ripagare tutti gli sforzi ed i sacrifici».
Elisa Russo, Il Piccolo 25 Aprile 2014