«Il dub non è solo un genere musicale, è un fatto spirituale. Un’onda che mi riporta alle mie radici, all’Africa». Tocca al guru del dub Mad Professor inaugurare il cartellone 2019 di Miela Music Live, questa sera alle 22. Dopo l’ottima risposta agli appuntamenti della scorsa stagione con Channel One e Africa System of a Sound, il dancefloor del teatro ritorna a ospitare la potenza del Rockers Dub Master Sound System ad arricchire il sound della serata con le calde vibrazioni del dub. A fare gli onori di casa, prima e dopo Mad Professor, ci saranno nuovamente alcuni alchimisti del basso locale: DubKali aka MaxKali, Rockers Dub Master, D-Vibe, Cannibal se/lecter.
Al secolo Neil Joseph Stephen Fraser, nato nel 1955 a Georgetown e trasferitosi in Inghilterra a 13 anni, Mad Professor è uno dei più importanti produttori della storia del dub: dal 1979 ha prodotto più di 200 album, fondando il suo studio Ariwa e l’omonima etichetta. Oltre alle basi e dub version per gli artisti reggae, dagli anni 80 a oggi ha lavorato al fianco di star di generi differenti come The Orb, Massive Attack, Beastie Boys, Jamiroquai, Depeche Mode, remixando album o tracce in stile dub. Ha remixato anche formazioni italiane come Africa Unite e 99 Posse; a Trieste è stato protagonista della settima edizione del festival Nite for Ixis, nel 2011 all’Ausonia. Al Miela sarà accompagnato da un mc carismatico: suo figlio KarMelody, talento di casa Ariwa.
Il primo progetto personale di Mad Professor arriva nel 1982, dopo il trasferimento del suo studio nel distretto londinese di Peckham, con un mixer a otto tracce: è l’album «Dub Me Crazy», il primo dei 12 della serie omonima, che riceve il supporto del dj e conduttore radiofonico John Peel. A metà anni ‘80 arriva il successo, grazie anche alla produzione di Sandra Cross, Pato Banton, Macka B e Johnny Clarke. Il suo studio di registrazione è all’epoca uno dei più grandi in Inghilterra e comincia ad attirare gli artisti giamaicani fino ad arrivare, nel 1989, alla collaborazione con la leggenda del dub Lee “Scratch” Perry con «Mystic Warrior». «All’epoca ascoltavo anche molto soul – conclude Mad – i dischi della Motown erano avventurosi dal punto di vista tecnico, erano davvero avanti».
Elisa Russo, Il Piccolo 12 Gennaio 2019