MAURIZIO RAVALICO, nuovo disco con i Fiium Shaarrk

  Maurizio Ravalico foto di Benni Parlante«Ho studiato percussioni afrocubane all’Havana mentre Gorbaciov stava mettendo in opera la Perestroika e sono fuggito dall’Italia quando c’era ancora qualcuno che non credeva che Berlusconi avrebbe intrapreso la carriera politica», racconta il percussionista triestino Maurizio Ravalico, che vive a Londra da ventisei anni e da sette passa anche lunghi periodi a Berlino. Aggiunge: «Ho avuto la fortuna di essere immerso nella scena musicale londinese dell’intera decade ’90, che ora – scopro – molta gente guarda con la stessa mitologica riverenza con cui guardavamo noi allora gli anni ’70». Il musicista triestino nella sua carriera ha collaborato con una lista di nomi sorprendente, tra i tanti: Paul McCartney, James Taylor e Jamiroquai. Da poco è uscito un nuovo album del suo progetto Fiium Shaarrk: «È un trio nato a Berlino sette anni fa, – spiega – ed è composto da me alle percussioni, dal musicista/compositore elettronico Isambard Khroustaliov, già noto per la sua lunga discografia con il laptop duo Icarus, e il batterista austriaco Rudi Fischerlehner. Il nostro primo album, “No Fiction Now!” (Not Applicable, 2013) fu registrato di getto, durante i primi mesi della nostra collaborazione, mentre “We Are Astonishingly Lifelike” (stessa etichetta, marzo 2017) è maturato nel corso di quattro anni, registrando in vari studi in giro per l’Europa».

“We Are Astonishingly Lifelike” ha diversi legami con Trieste, dalla copertina alla collaborazione con alcuni artisti locali…

«È stato un po’ per combinazione che ho finito per prendere io l’iniziativa di realizzare la parte visiva dell’album, e alla fine si è sviluppato tutto a Trieste, grazie anche al fatto che ho la fortuna di avere qui degli artisti e individui straordinari come amici. Le enormi teste di cavallo che indossiamo nella foto di copertina sono opera di Alessandro Starc, ex scenografo del Verdi, e le fotografie sono state scattate da Benni Parlante, (fondatore della Banda Berimbau) all’interno del Museo Revoltella, che la direzione ci ha permesso letteralmente di invadere per un giorno, lasciandoci fare centinaia di foto».

Anche il videoclip del brano “Conundrums” è girato in città.

«Alessandro Petrussa, con il resto del team della Little Paris Production, si è innamorato dell’iconografia dell’album, e ha voluto farne un video, utilizzando il pezzo probabilmente più accattivante: “Conundrums”. Una delle location è Monte Grisa, che i ragazzi hanno scelto per gli elementi geometrici della sua architettura. Il video è stato selezionato tra i finalisti del Festival del Cinema di Cervignano del Friuli e sta partecipando alle selezioni di numerosi festival del genere in Italia e all’estero. Invito tutti a vederlo sul canale YouTube della Little Paris Productions».

Il genere proposto dal trio?

«La musica che facciamo è unica del nostro ensemble, e non potrebbe essere replicata sostituendo alcun membro del gruppo. L’organico (batteria, percussioni, computer) può già dare degli indizi sul tipo di musica, prevedibilmente costruita in gran parte su articolati temi ritmici, ma per dare un’indicazione ulteriore è importante dire che l’uso che Isambard fa dell’elettronica non è mai generativo: gli strumenti acustici non suonano su delle basi, e il computer non ha mai il ruolo di un metronomo sul quale io e Rudi ci accomodiamo. È, infatti, sempre il contrario: il computer risponde “orchestrando” per così dire i temi e le improvvisazioni della batteria e delle percussioni, che mantengono l’urgenza, la ruvidità e l’imperfezione di una performance umana».

E il processo creativo?

«Abbiamo un input creativo assolutamente equivalente nelle nostre creazioni: nessuno porta mai una composizione finita; al massimo un’idea seminale, che poi sviluppiamo assieme. Veniamo da cammini artistici estremamente diversi, e ogni pezzo è la scoperta di qualcosa di nuovo, che nessuno di noi avrebbe mai potuto immaginare da solo».

Prossimi impegni?

«Quest’anno mi sto concentrando su un solo interamente acustico di percussioni; una cosa che coltivo da vari anni e che sta al cuore del mio contributo ai Fiium Shaarrk, ma anche delle ragioni intime e misteriose che mi hanno spinto a passare tutta la vita suonando le percussioni. Rappresenta per me la conclusione di un ciclo, ed è una fase molto importante della mia evoluzione artistica. Cercherò di registrare un album entro la fine dell’anno, e ho comunque in calendario anche qualche concerto in regione, in luglio».

 

Elisa Russo, Il Piccolo 28 Maggio 2017

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