«L’estate scorsa abbiamo registrato e filmato una breve esibizione acustica per presentare “One Night”, singolo uscito a novembre. Spogliare le canzoni del loro arrangiamento canonico è stata un’esperienza estremamente piacevole. Dal momento che quello di Pordenone sarà il nostro unico concerto estivo, ci piaceva l’idea di proporre qualcosa di insolito e intimo»: con un set acustico i Mellow Mood dei gemelli Garzia sabato chiudono la 27esima edizione del Music in Village in Piazza XX Settembre.
«Da ragazzini assistevamo al MIV – proseguono –, quindi fa parte del nostro percorso di crescita musicale. Il ricordo più bello che leghiamo al festival è stato il nostro concerto del 2016: la piazza strabordava di gente, abbiamo sentito veramente l’affetto della nostra città».
Che effetto vi fa suonare a casa?
«È sempre una grande emozione perché viviamo in maniera unica spazi urbani che solitamente accompagnano la nostra routine quotidiana, ma in cui non esprimiamo la nostra natura artistica e professionale. C’è poi quel misto di orgoglio e imbarazzo di chi ha realizzato qualcosa di bello fuori casa e ora deve mostrarlo alla propria comunità».
La situazione musicale della regione?
«La scena regionale è vivace, Pordenone in particolar modo è un fiore all’occhiello del panorama musicale italiano: qui sono nati artisti, tecnici, agenzie ed eventi noti in tutto il Paese e anche all’estero. La musica si studia, si suona e si produce ai massimi livelli. Purtroppo questo patrimonio culturale è spesso prima sottovalutato dalla cittadinanza e successivamente abbandonato dalle istituzioni: il risultato è che ora la musica dal vivo non ha più spazi per esistere, in regione. Le poche realtà che resistono sono eroiche».
Come avete passato il lockdown?
«È stato un periodo strano, eravamo appena tornati dalla Giamaica pieni di materiale e progetti per un 2020 che partiva sotto i migliori auspici. Dover smontare tutti i nostri piani e riprogrammare il lavoro dei 6-12 mesi a venire è stata una gran fatica, anche psicologica. Però, di necessità virtù: abbiamo utilizzato il tempo per concentrarci sul lavoro in studio, ed è stato un periodo anche molto creativo. Ovviamente, pensiamo che la musica dal vivo debba poter riprendere, con tutti gli accorgimenti e gli aggiustamenti del caso, ma sicuramente l’esperienza del concerto è insostituibile».
Prossime uscite?
«Stiamo raccogliendo il materiale per il nuovo disco, in uscita a primavera. Pubblicheremo sicuramente un paio di anticipazioni dopo la fine dell’estate. Abbiamo diverse collaborazioni in piedi. Il nostro ultimo lavoro (“Large”, 2018) era molto incentrato sulle nostre capacità compositive e produttive. È stato un grande sforzo che ci ha gratificato, ma ora abbiamo riaperto i nostri orizzonti e questa cosa ci eccita molto. Ci sarà sempre Paolo Baldini alla produzione, e non mancheranno gli ospiti internazionali».
Vi capita di fare dei bilanci?
«Per come è fatto il mondo della musica, nonostante i nostri quasi 15 anni di carriera ci sentiamo ancora degli esordienti. Forse è proprio questa la scintilla che ci mantiene affamati. Sicuramente abbiamo avuto delle grandi soddisfazioni, se pensiamo che da ragazzini (forse) nessuno di noi avrebbe scommesso su una carriera musicale. Era un sogno di cui non capivamo ancora la fattibilità. Ora però pubblicare dischi ed esibirsi in tutto il mondo non basta: alla fine la sfida sta nella ricerca della canzone e del concerto perfetti. Ed è una ricerca che non finisce mai…».
Elisa Russo, Il Piccolo 28 Agosto 2020