Tre giorni di concerti con più di ottanta artisti internazionali distribuiti in 14 diverse location (tra cui Kino Šiška, Orto Bar, Klub K4, Gala Hala, Channel Zero, Klub Gromka…), performance audio visuali, conferenze e seminari dedicati all’industria musicale e alla creatività: ritorna nella sua formula collaudata il Ment Festival di Lubiana, da mercoledì a venerdì, per la sua sesta edizione. L’anno scorso la kermesse aveva contato più di 5000 presenze, con 583 professionisti del settore da 37 paesi diversi, mentre l’edizione del 2017 si era aggiudicata il riconoscimento dell’European Festival Awards come miglior festival dell’anno. «La nostra attenzione – spiegano gli organizzatori – è sulle scene regionali ed Est Europee, anche se poi includiamo rappresentanti di festival da tutta Europa (il serbo Exit, l’inglese Glastonbury, l’ungherese Sziget, l’olandese Eurosonic…) così come etichette discografiche, agenzie di booking, media che operano nella musica del mondo intero».
Il Ment è fruibile a due livelli: i concerti della sera per tutti, mentre le conferenze si rivolgono soprattutto a chi opera professionalmente nel campo della musica: i temi di quest’anno saranno l’ascolto in streaming, il digitale, il successo dei festival dell’Europa dell’Est. Tra gli eventi collaterali da ricordare anche quello dedicato alle arti visive “appointMENT 4.0”: in collaborazione con la galleria d’arte DobraVaga, viene allestita una mostra di quadri e stampe a tema musicale di 77 giovani artisti.
Il programma completo del festival lo si trova sul sito e sui social del Ment; tra i nomi di punta c’è Kamaal Williams, progetto del ragazzo d’oro del jazz inglese, Henry Williams, che si è nutrito fin da piccolo con i dischi di Miles Davis e John Coltrane che il padre gli faceva ascoltare e ha trovato una sua via originale, tanto che ha voluto coniare una definizione del suo genere: “wu funk”; dal vivo mercoledì alle 22. A precederlo, alle 20.10, le Dakh Daughters, dall’Ucraina un gruppo di sette attrici che hanno preso in mano gli strumenti stupendo il mondo, il “New York Times” le ha definite «uno degli show più straordinari in circolazione (…), acute, brillanti, sovversive e insolenti». Oltre a loro, si può notare che i talenti femminili sono numerosi: la cantante folk anglo-austriaca Alicia Edelweiss, le artiste visive Beam Team, Blu Samu (r&b dal Belgio), le dj Ermilova, Lara, Maja Pa, la cantante trip hop Malidah, la band austriaca tutta al femminile My Ugly Clementine, la compositrice e arpista Zvezdana Novaković… E i genovesi Eugenia Post Meridiem, che prendono il nome dalla loro cantante e chitarrista Eugenia e dimostrano grande abilità di songwriting tra soul, indie, folk e psichedelia, il tutto passato sotto la lente degli anni 90 più ruvidi. Si esibiscono giovedì, come l’altra band italiana: gli Ottone Pesante da Faenza. Tromba, trombone e batteria: con un suono inimitabile e originalissimo sono una delle prime band al mondo a essere definite “Brassmetal”.
Elisa Russo, Il Piccolo 31 Gennaio 2020