A ottobre si era fatto apprezzare anche dal pubblico teatrale, affiancando Ariella Reggio in “Ottantena” alla Contrada. Nel mondo musicale è noto da tempo il triestino Anselmo Luisi (un diploma in percussioni classiche al Tartini e in batteria jazz a Milano, laurea alla Bocconi), per le tante collaborazioni, da Le Luci della Centrale Elettrica ai Selton e i Virtuosi del Carso di Paolo Rossi e per le sue attuali band, Wooden Legs e Mombao. In questi giorni torna con un nuovo singolo dei Mombao, duo formato a Milano con Damon Arabsolgar ai synth. S’intitola “Essaiere” ed è stato registrato al SuperMoon (studio di registrazione e produzione di Belize, Angelica, Il Triangolo…) e co-prodotto da Giacomo Carlone. «”Essaiere” – racconta Arabsolgar – è un canto popolare che è stato insegnato ad Anselmo durante un laboratorio di body percussion: quello che ci affascina è che può essere compreso da chiunque, anche se non si capisce il significato del testo. Per questo motivo l’abbiamo preso “in prestito”, per filtrarlo attraverso la nostra interpretazione e il nostro gusto e per riproporlo in un contesto completamente diverso». Hanno all’attivo “Emigrafe ep” del 2018, cantano entrambi e mischiano elementi da canzoni popolari di diversa provenienza a influenze elettroniche. Un concerto dei Mombao è un rito pagano senza tempo, senza palco e con il pubblico che circondava la band: oltre che in Italia hanno portato i loro live nei Balcani (Slovenia, Croazia, Serbia, Kosovo, Bosnia), e in Marocco e sono stati selezionati tra i vincitori della “Call Artisti 2020” da Italia Music Export – SIAE che avrebbe dovuto finanziare un tour in India e Nepal in marzo 2020 (posticipato a causa della pandemia). Inoltre sono stati selezionati per la residenza Milano Mediterranea che si terrà in primavera 2021.

«Oltre ai synth e alla batteria – aggiunge Luisi sul nuovo singolo – nella parte centrale ci sono i qraqeb suonati da Damon: sono delle grosse nacchere di ferro e sono uno strumento tradizionale marocchino usato nella Gnawa, un tipo di musica originariamente eseguita nei rituali sufi con scopi spirituali e curativi. Quando siamo stati in tour in Marocco abbiamo avuto la fortuna e l’onore di suonare assieme al Maalem Abdellah El Gourd e alla comunità Gnawa di Tangeri; è stata un’esperienza che ci ha segnato profondamente, quindi usare in questa canzone i qraqeb (che sono stati proprio presi da loro a Tangeri) ci è sembrato un modo per omaggiare anche la loro musica e la comunità».

 

Elisa Russo, Il Piccolo 21 Marzo 2021

 

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