In circolazione da quattro anni, il Movimento Cumbiero è una garanzia dal vivo. A novembre avevano presentato l’album di debutto, intitolato semplicemente “Movimento Cumbiero” (uscito per la Epops Music di Moreno Buttinar) con una grande festa al Miela e sono pronti ora per portare il loro festoso show in Piazza Verdi sabato alle 21, a ingresso libero. «Questa volta – dice la band – ci ha invitati Gabriele Centis per Trieste Estate, si ricordava di noi perché abbiamo registrato qualche pezzo negli studi della Casa della Musica e gli eravamo piaciuti». Direttore artistico del Movimento è il cantante, chitarrista e compositore argentino (triestino d’adozione) Baltazar Avila, già fondatore della band reggae RonDamon (con la quale ha prodotto tre dischi per la Sony, alcuni suoi brani contano milioni di visualizzazioni). La formazione che lo accompagna sabato – Andrea Skerjan alla batteria, Riccardo Pitacco al basso elettrico, Francesco Pignataro al pianoforte e tastiere, Diego Primosi alle percussioni, Max Ravanello al trombone, Gabriele Marcon e Martin Dequal alle trombe – è allargata includendo anche qualche elemento della 1000Streets.
Un ritmo nato in Colombia cinque secoli fa, dall’incontro di tre culture: quella indigena, quella africana degli schiavi e quella dei conquistadores spagnoli, la cumbia è un genere che negli ultimi anni ha preso piede anche in Italia. Il sound del gruppo triestino è caratterizzato, oltre che dalla influenza latina, da quella psichedelica della cumbia peruviana. La spezia in più aggiunta alla ricetta è proprio la componente triestina, i testi in italiano e spagnolo, infatti, raccolgono suggestioni che a “Balta” sono arrivate dalla sua nuova città. E allora ecco “Vacilando en Valmaura” o ancora “Il fumo”: «Mi sono ispirato – racconta l’artista argentino – alla vista dal mio rione che da una parte si apre spettacolare al bosco, verso la Valle, il Carso ma dall’altra c’è il fumo delle fabbriche che ti tappa la visuale magnifica. Racconto la vita bella che si cela dietro quel fumo. Abito a Valmaura da tre anni, mi piace il quartiere, ci sono tanti immigrati e dalle finestre risuona un po’ di tutto, latin, balkan… è un rione ricco di vibrazioni a livello musicale. L’altro giorno ha suonato la Banda Berimbau praticamente sotto casa mia, sono molto belle queste situazioni, occasioni preziose di integrazione. In centro le proposte culturali a volte mancano, per questo avevo scritto “Stanco del reggaeton”: appena arrivato qui la mia ragazza mi portò in un locale in via Torino e fui sorpreso negativamente dal sentire la stessa musica che martellava ovunque in America Latina. Concerti nelle periferie, sagre: questi sono eventi più caldi, che parlano del territorio e di chi lo vive». Avila si esibisce spesso anche per le strade del centro, e si sente triestino: «Trieste mi ispira. Ormai, non solo parlo un po’ di dialetto ma l’ho esportato in Argentina, quando torno lì sento i miei amici dire espressioni triestine come “daghe” o “te go dito mi”». Di recente la band ha suonato una decina di show in Svizzera, al Festival Buskers di Chur e hanno pronti alcuni brani nuovi: «Dopo l’estate – concludono – entreremo di nuovo in studio di registrazione».
Elisa Russo, Il Piccolo 06 Luglio 2023
