«Sono in tour da maggio con un live che è un mashup di brani dai miei lavori precedenti fino ad arrivare all’ultimo: “Virus”. Sul palco ci saranno anche Dj Gengis e Gemello dal TruceKlan (In The Panchine) sia in apertura che all’interno del mio show»: Noyz Narcos, pilastro del rap made in Italy, torna dal vivo a Trieste (l’ultima volta era stata nel 2015) con il suo tour estivo “Back To Business”, sabato alle 22.30 al Magazzino 27, al TCC Trieste Convention di Porto Vecchio in Viale Miramare 24/2. Le porte aprono alle 21, Dj Zase e Dj Park cureranno il warm up, mentre la chiusura spetterà al dj Antares; l’evento è organizzato da Notorious (Tomaso Maria Coccia, Niccolò Priolo e Sebastiano Mikac).
Classe 1979, al secolo Emanuele Frasca, la leggenda di Noyz Narcos si alimenta grazie alla fama di “maledetto”, dall’immaginario dark e splatter, dall’aura da rockstar tormentata. Insieme al suo collettivo, il famigerato TruceKlan, nei primi anni duemila ha introdotto un’estetica nuova e tuttora inossidabile, fatta di metafore immediate, di barre curatissime, di un linguaggio a tratti estremo e disturbante ma mai banale, di incursioni in altri mondi: il metal, l’hardcore, i tatuaggi, il cinema, l’orrore. Di recente, per raccontarsi, ha realizzato il documentario “Dope Boys Alphabet”, con la regia di Marco Proserpio, che ripercorre la sua carriera dalle origini alla genesi di “Virus”: «La mia musica è sempre stata una piaga per il sistema, come un virus, che nel tempo ha continuato a mutare per diventare più forte dell’organismo che ha scelto di abitare. La roba nuova è una minaccia per chiunque la ascolti. Ma soprattutto per me».
Noyz, ha detto che “fare un disco ti leva la vita”; essere in tour restituisce energia o ne toglie altra?
«Ti restituisce un sacco di emozioni ma può rivelarsi impegnativo tra spostamenti, orari, prove, vita da live insomma».
“Virus”, tra i tanti ospiti, conta Raekwon (Wu-Tang Clan) e Cam’ron (Dipset); cos’ha significato coinvolgere dei colossi del rap Usa?
«Per me è stato un onore coinvolgere due americani nell’album, ho sempre voluto farlo e quindi appena avuta la possibilità ho colto subito la palla al balzo».
Ha dichiarato che “se hai un idolo è meglio non incontrarlo”, raccontando di aver “litigato anche fisicamente” con alcuni fan insistenti… Che cosa la disturba e che cosa invece apprezza delle manifestazioni di affetto del pubblico?
«Mi fa sempre piacere scambiare opinioni con chi si confronta con me sulla mia musica, faccio difficoltà a farmi piacere altro. Tengo alla mia vita privata e credo debbano esserci dei momenti che rimangono tali. Così è per le foto, a tanta gente piace farsi fare le foto: a me no e non ci vedo nulla di strano. Io per primo non la chiederei ad una persona che stimo».
Ha detto “ogni mattina guardi Instagram e ti rovini la giornata”: come vive i social?
«Male. I social sono la rovina del pianeta terra».
Profondamente romano ma milanese d’adozione dal 2014, come convivono queste due componenti?
«Romano o di Milano siamo tutti italiani. Come capitato a me, non è strano andare a vivere in un’altra città, non vedo perché uno debba rimanere così radicato al proprio territorio se gli sta stretto. In passato ho anche vissuto da altre parti, non siamo destinati a vivere e morire nella città dove siamo nati. La gente viaggia in tutto il mondo e io me ne sento parte».
Come si vede nel futuro?
«Non faccio pronostici, spero di fare sempre quello che mi piace. E non mi piace solamente il rap».
Elisa Russo, Il Piccolo 03 Settembre 2022
