Compie cinquant’anni il capolavoro di David Bowie “The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars” e il progetto tribute made in Trieste, Stardust, gli dedica uno spettacolo sabato alle 20.30 al Bobbio, con la produzione di Good Vibrations. Gli Stardust nascono nel 2016 per volontà di Michele Maier, che da anni coltivava il desiderio di cantare il repertorio del Duca Bianco, con cui sentiva grande affinità: «Si trattava però – racconta l’artista triestino classe ’77 – di trovare i musicisti giusti, disposti a suonare brani che spesso sono sperimentali, all’avanguardia. Dopo vari cambi di formazione, la qualità è sempre salita e oggi abbiamo dei grandi professionisti, molti provenienti dal Conservatorio Tartini». Ad accompagnare la voce di Maier ci sono Luca Carboni alla batteria, Gabrijel Jurisevic alla chitarra, Francesco Pignataro alle tastiere, Andrea Bensi al basso, Angelica Zacchigna ai cori, Ciro Di Maro al sax, Christian Deleo alla chitarra acustica, Leonardo Ottaviani al secondo sax e come ospite speciale al Bobbio ci sarà anche il chitarrista sloveno Gavin Krall.
Maier, come entra Bowie nella sua vita?
«Il primo ricordo che ho risale all’infanzia, con “Absolute Beginners” sentita da una musicassetta in macchina con i miei; e poi del videoclip di “Blue Jean” visto su TeleCapodistria. Ero bambino ma facevo già teatro e mi sono immedesimato nel personaggio di Bowie, mi ha risvegliato qualcosa».
Ci ha messo un po’, però, a decidersi a impersonarlo?
«Ho cominciato come batterista, rock e blues. Nel frattempo pensavo sempre di avere una voce che poteva ricordare quella di Bowie e con allenamento mi ci sono avvicinato sempre più. È stato un processo anche di scoperta più profonda del personaggio, cantandolo l’ho conosciuto meglio, quasi a livello emotivo».
Il primo concerto degli Stardust?
«A Trieste nel 2017. Mi sono reso conto che ci sono pochissime realtà che fanno tributo a Bowie in Italia e sicuramente nella zona del Nord quasi nessuno. Sono seguiti concerti anche in Slovenia e Croazia e due volte al castello di San Giusto, con un ottimo riscontro di pubblico».
L’estate scorsa a San Giusto avevate portato uno spettacolo diverso?
«Esatto, dedicato a Andy Warhol, quindi non solo Bowie ma anche Lou Reed, Rolling Stones, Velvet Underground, e lì ho messo a fuoco proprio la modalità di espressione che mi serviva: raccontare una storia, non soltanto suonare della musica. Ed è lo stesso schema che vogliamo seguire questa volta».
Quindi cosa proporrete al Bobbio?
«La narrazione della storia di Ziggy Stardust, attraverso la musica e video di repertorio, alcuni anche difficili da trovare. Noi cerchiamo di fare quasi un passo indietro per lasciare il palco a questo personaggio e alla sua storia, al suo disco. Nella prima parte dello spettacolo viene eseguito tutto l’album a lui dedicato, con un video introduttivo che parte dall’ultimo giorno di Ziggy per fare un viaggio a ritroso. Mentre nella seconda parte affronteremo i successi più importanti e conosciuti di Bowie, pescando dagli anni ‘70 fino ai 2000. Riserviamo attenzione anche ai costumi, con vestiti recuperati da negozietti vintage che possano ricordare certe atmosfere, non ci piace però proporre una caricatura, io porto me stesso sul palco, senza scimmiottare Bowie».
Cosa non può mancare in scaletta?
«Tre fondamentali che coinvolgono molto il pubblico: “Starman”, “Changes”, e poi chiudiamo sempre con “Heroes”, molto suggestiva, forse quella che mi emoziona di più».
Elisa Russo, Il Piccolo 19 Aprile 2022
