OMAR PEDRINI E FEDERICO SCARIONI “CANE SCIOLTO” al Caffè San Marco il 18.10.17

«Io sono le mie canzoni. Scrivo solo di quello che vivo, non saprei scrivere di nient’altro. Io canto la vita, c’è una completa identificazione tra la mia vita e la mia arte. Come diceva Federico Fellini, “sono autobiografico anche quando parlo di una sogliola”. Non saprei fare diversamente» afferma Omar Pedrini, leader dei Timoria per quasi vent’anni, poi solista, poeta, conduttore tv e molto altro, nel libro “Cane Sciolto” scritto con Federico Scarioni (Chinaski Edizioni, pagg 350) che, fresco di stampa, verrà presentato mercoledì alle 18 all’Antico Caffè San Marco di Via Battisti. «Siamo davvero felici di ospitarlo a Trieste per farci raccontare la sua vita, dialogando con l’autore della sua biografia. Se venite in tanti, magari lo convinciamo anche a tornare presto per un concerto di puro rock!», dice l’organizzatore dell’evento, Massimo Battista (curatore del blog “La biblioteca che vorrei”). Lo “zio rock” più famoso d’Italia si racconta attraverso la voce di Scarioni, che ha scelto come formula narrativa un mix tra parti romanzate (in cui insegue le tracce di Pedrini che gli sfugge, mentre l’editore li vorrebbe riempire di denaro per scrivere questa biografia) e trascrizioni fedeli costruite con ben «174 interviste, 5.953 minuti di registrazioni sbobinate, oltre 10 mila chilometri macinati, 6 multe, un registratore vocale distrutto, 30 anni di ricordi di una carriera, 2 anni di lavoro». Voci che spaziano tra nomi del mondo della musica (da Red Ronnie a Pino Scotto, da Mauro Pagani a Mogol), ma anche al di fuori (dagli Ultras del Brescia allo scrittore Mauro Corona). Perché, dice il rocker lombardo: «La magia della mia vita sono tutte le persone che ho frequentato. Da tutte loro ho assorbito qualcosa». Dai primi successi dei Timoria al festival di Sanremo, Pedrini ha dovuto superare momenti difficili come la fuoriuscita dal gruppo di Francesco Renga dovuta ad un tradimento difficile da accettare («Al posto di avvocati e riunioni interminabili, sarebbe stato meglio rifilargli un bel cazzotto sul muso e magari tutto finiva lì e oggi ci ridevamo sopra»), le attenzioni indesiderate dei paparazzi (per alcune fidanzate celebri come la Casalegno: «All’estero se una rockstar si mette con una showgirl è un figo, in Italia crei solamente invidie»), gli eccessi («Bevevo la notte e la mattina non riuscivo ad alzarmi in piedi»). E soprattutto i drammatici interventi a cuore aperto di cui la foto di copertina, di Giovanni Gastel, mostra le cicatrici («Questo è il tatuaggio più importante della mia vita»), con la consapevolezza finale che «A volte impariamo più dalle tempeste che dal sole».

Nella prefazione firmata da Manuel Agnelli, il leader degli Afterhours presenta così il protagonista: «Ci vede sempre lungo Omar, ha un grande intuito e un grande talento nell’anticipare i tempi. Una vita dettata dalla passione e circondata dalla bellezza. Quasi un personaggio rinascimentale». L’interessato ricambia definendo Agnelli «amico e autore di canzoni meravigliose, i suoi Afterhours rappresentano la migliore espressione della scena rock italiana».

Noel Gallagher, Thom Yorke dei Radiohead, Lemmy dei Motörhead, Chris Cornell, Ian Anderson dei Jethro Tull: tanti i big internazionali che Omar ha incrociato, e per gli italiani grande affetto per Freak Antoni e gli Skiantos, parole di stima per Vasco, Ruggeri, Jovanotti… “Cane sciolto” è anche il titolo di una canzone di Pedrini che conclude: «Io non ho mai voluto schierarmi. Credo che il primo passo per diventare “cane sciolto” sia stato proprio quello di non legarmi a un partito politico. È un po’ la sensazione che provo quando rifletto sulla mia musica: troppo pop per essere indie e troppo indie per essere pop».

 

 

Elisa Russo, Il Piccolo 14 Ottobre 2017

Omar Pedrini

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