Il disco di debutto dei triestini 1ne Day «Capricorn», è uscito in Inghilterra per la Casket/Copro Records e viene distribuito in tutto il mondo dalla Plastic Head. Contiene 11 pezzi, fra i quali la cover di «Black Celebration» dei Depeche Mode. I 1ne Day hanno anche realizzato il loro primo videoclip per il singolo «Capricorn», con un team di produzione eccezionale composto fra gli altri dal regista e sceneggiatore romano Giovanni Bufalini e il direttore della fotografia Timoty Aliprandi (Subsonica, Giusy Ferreri).
Ad oggi «Capricorn» viene venduto attraverso internet e la Casket/Copro in tutto il mondo, mentre il videoclip è visibile su Youtube, e da poco in rotation su All Music e Rock Tv.
Matteo “Ote” Pasino (voce/chitarra) così riassume la storia della band:
«Siamo attivi dal 2001, e abbiamo tutti esperienze in altre band: io con Imperial, Odd, Rha, The Sons, il bassista/cantante Dade con Bespin ed Ars Moriendi, il batterista Andrea Janko con Imposer e Necrosphere ed il chitarrista Virusmind con Imperial e Odd. Abbiamo collaborato con il produttore sloveno Dali Sternisa, con cui abbiamo realizzato il promo “Black Celebration-Sorry”, nei suoi studi di registrazione a Bled in Slovenia».
Come sono nate tutte le collaborazioni che hanno portato anche alla distribuzione mondiale del vostro cd?
«Grazie a internet e in particolare Myspace che è la realtà fondamentale per tutti i musicisti indipendenti. Lì ho conosciuto il nostro produttore. Poi è arrivato il contatto e l’amicizia con il regista Bufalini. Con lui è nata l’idea di realizzare un video per la title track che abbiamo realizzato assieme ad un team di produzione strepitoso. Lavorare con questo regista è stato per noi un onore e una fortuna».
Il video è talmente convincente da sembrare un film…
«Abbiamo voluto fare un video che fosse interessante da guardare, che fosse accattivante, da rivedere».
Avete definito il vostro genere “nu core”.
«È una definizione forgiata da noi diversi anni fa, per intendere un misto tra hardcore, nu metal e anche new wave, grande passione del nostro bassista che ci ha portati a registrare il brano dei Depeche Mode. In questo momento nelle recensioni vediamo che va per la maggiore la definizione di metal core. Ma noi preferiamo nu core, perché mette a fuoco il nostro sforzo di trovare un nuovo centro in cui mettere le nostre esperienze musicali».
Puntate molto al mercato e al pubblico internazionale?
«Veniamo tutti da esperienze musicali che erano già lungimiranti in partenza. Per noi l’unico risultato possibile era realizzare un prodotto che avesse come standard gruppi internazionali, con cui vogliamo confrontarci. Ragione per cui registriamo con attenzione, senza far uscire ogni anno un disco ma lavorandoci su parecchio».
Elisa Russo, Il Piccolo 13 Luglio 2009