«Il mio sogno era vivere ad Amsterdam, dove ero venuto per la prima volta a 18 anni rimanendo folgorato, e fare musica senza costrizioni. Sembra un controsenso ma sono dovuto andare via dall’Italia per fare appropriatamente musica italiana». Nome storico dell’hip hop cittadino fin dal 1996, Orco, al secolo Marco Nobile, non ha mai mollato la sua passione, ma per metterla davvero a frutto è stato fondamentale il trasferimento ad Amsterdam, nel 2013. Nei Paesi Bassi ha fondato la sua etichetta discografica e studio di registrazione, dove si è dedicato alle produzioni altrui e ai suoi album (è uscito ora il terzo “Moksha Music”). «Ho frequentato il liceo Petrarca con sperimentazione linguistica – racconta – si è rivelato un asso, oggi uso italiano, francese, inglese, spagnolo, olandese: un’ottima applicazione degli studi fatti».
Quando Marco diventa Orco e perché?
Nel ’97 ho scelto questo nome, storpiando Marco, mi si adattava bene per un’attitudine un po’ da caverna, con un’indole che non ha problemi a esprimere le sue opinioni e quel che pensa in maniera diretta, anche “brutale”. Ovviamente un orco buono. Sento che ancora oggi mi stia bene, e nella competizione del rap, meglio essere un orco che un nanetto.
Tutto inizia a fine anni ’90?
Sì, con El Nero, Omar Soffici, che è un fratello per me, abbiamo sempre collaborato e lavorato assieme fin dai tempi della “Gallery Squad”, la prima crew di Trieste che si riuniva in Galleria Protti, un collettivo di b-boys e fly-girls che divenne un fulcro a livello regionale. Sono radici per me forti e indimenticabili. Dalla breakdance, prima arte che ho praticato, sono passato alla scrittura dei testi e produzione dei beat e abbiamo avuto le prime esperienze in studio con Al Castellana. In quel periodo ho imparato quello che utilizzo ancora oggi. Poi io e El Nero ci siamo dedicati anche ad attività multimediali, prevalentemente connesse all’ambito musicale.
Con qualche esperimento anche in altri settori?
Nel 2012 ho realizzato il documentario “Sniffing Coke – Inchiesta sulla Ferriera di Trieste”, un argomento che mi stava a cuore essendo cresciuto a Valmaura, vicino a Servola. Vinse il secondo premio a un concorso indetto da Michele Santoro e Anno Zero. Quando lo consegnai, due giorni dopo esplose il caso dell’Ilva di Taranto. Una coincidenza pazzesca.
Nel 2007 il suo pezzo “Vorrei Cantare Come Simone Cristicchi” diventa un tormentone, come andò?
Cristicchi fece successo con “Vorrei cantare come Biagio Antonacci” e allora io risposi con “Vorrei cantare come Simone Cristicchi”, la pubblicai all’epoca su MySpace e in qualche modo arrivò ad Albertino che si è sbellicato e l’ha passata nel suo programma “Sciambola!” su Radio Deejay, da lì si sono accesi i riflettori ed è arrivata anche ad altre radio nazionali.
E poi?
Finché stavo a Trieste la musica era una sorta di hobby che non sai come concretizzare. La tecnologia cambia molto velocemente, con il digitale oggi chiunque può pubblicare un disco ma quando ho cominciato non era così. Ad Amsterdam sono riuscito a focalizzarmi, sono completamente indipendente e posso occuparmi di tutto, beat, testi, registrazione, scratch, grafiche…
Amsterdam è stata una svolta?
Sono qui da dieci anni. Già prima di trasferirmi ci venivo ogni anno, era una sorta di seconda casa, ci ho messo un po’ a decidermi, facendomi in testa dei problemi inutili. Poi tutto si è messo nel giusto verso e da quando sto qua sono più me stesso, è stato un grande cambio di vita, ho la possibilità di fare quello che mi piace e poi venire in Italia per vacanza. Questa è la mia dimensione. Da quando sono ad Amsterdam sono tornato all’hip hop stile anni ’90, per questo dico che la città è un contenitore dove poter esprimere me stesso. Sono riuscito ad aprire uno studio e iniziato a produrre musica in maniera seria, a pubblicare dischi, ormai per me è un viaggio trentennale.
L’ultimo album, come la sua etichetta, si chiama “Moksha Music”. Cosa significa?
Moksha in sanscrito è l’illuminazione spirituale, il nirvana per i buddisti. La tigre con il terzo occhio in copertina deriva dalla simbologia spirituale orientale. Ho sempre avuto certi interessi in ambito filosofico, da quando sono qui mi si sono aperte certe dinamiche in maniera molto naturale, come se affiorasse qualcosa che già sapevo.
Il suo stile rientra nel conscious rap?
In parte sì, mi accomunano spesso a Frankie hi-nrg e ne sono onorato (mentre fisicamente mi dicono che assomiglio al rapper Pitbull). Ma vengo anche dalle battaglie degli anni ’90 dove con la clava ammazzi con le rime, e quindi non voglio diventare il “Frankie Osho” del rap italiano.
Cosa le ha dato Amsterdam?
La libertà. C’è grande tranquillità, benessere, tutto funziona come un ingranaggio oliato, efficiente e organizzato, ti puoi muovere in bicicletta, senza senso di oppressione. È multiculturale, piena di gente da tutto il mondo, sembra di stare in un parco giochi.
Trieste non le manca?
Mi mancano gli amici, i posti in cui sono cresciuto. L’ultima volta che ci sono stato l’ho vista modernizzata, con più giovani, cultura, vita notturna, turismo. Difficilmente però riesco a tornare, saranno quattro anni che manco, se posso muovermi per ferie scelgo il Sud Italia dove ho una casa di vacanze al mare, mi raggiungono lì anche i miei da Trieste.
BIOGRAFIA
Marco Nobile, in arte Orco, nasce a Trieste nel 1981. Comincia a scrivere testi hip hop nel 1996 e da allora non ha mai smesso, iniziando a dedicarsi poi anche alla produzione di beat e allo scratch -sempre in cerca della tela perfetta sulla quale dipingere la propria realtà in rima. Fa le prime esperienze come tecnico di studio con Al Castellana e Tormento. Nel 2007 il suo pezzo “Vorrei Cantare come Simone Cristicchi” diventa un tormentone. Nel 2013 si trasferisce ad Amsterdam, dove firma per l’etichetta discografica Moksha Music e inizia a incidere con musicisti di fama internazionale come Godfather Pt. III e Big Twins (Infamous Mobb), Afu-Ra, Ziggi Recado, Deams (Gang Starr Foundation), El Da Sensei (Artifacts), Edo G, Canibus, Sadat X (Brand Nubian). Ad Amsterdam ha aperto i concerti di alcuni fra i più importanti rapper italiani (Salmo, Noyz Narcos, Inoki, Colle der Fomento, dj Fastcut e Mattak) oltre che di leggende USA come Big Daddy Kane e Artifacts.
DISCOGRAFIA
Il suo primo disco, intitolato “Sapere Aude”, è stato pubblicato nel 2018. Da allora l’artista ha prodotto per vari altri rapper, fra cui lo storico MC olandese Deams, Truth (del collettivo romano Rapcore), Mr Melt e Mad G, figurando come produttore unico del disco d’esordio di quest’ultimo. Il secondo album da solista di Orco, dal titolo “Memento Mori” è uscito nel 2021, e si chiude con il verso “Amsterdam Trieste/ Memento Mori/ mai molar”. Il 16 giugno è uscito il nuovo album “Moksha Music” realizzato assieme al rapper Mad G e a dj Vybzniko, pure loro residenti da anni in Olanda. Un lavoro dall’impronta fortemente underground, caratterizzato da sonorità hip hop classiche, una scrittura elaborata e ospiti speciali come Rachid Martinez, Mr Melt, Blanco Benz, Ita dem. I testi sono sempre molto profondi, tecnicamente complessi e affrontano tematiche che vanno dal filosofico alla critica sociale, dalla spiritualità al rap da battaglia.
Elisa Russo, Il Piccolo 02 Settembre 2023
