Trieste ha conquistato il cuore di Patti Smith e lei ricambia conquistando il pubblico che ha assistito ieri alla prima delle date al Politeama Rossetti (si replica stasera, sempre alle 21, biglietti non più disponibili). Patti ha attraversato la città con la testa piena di immagini letterarie, Svevo, Joyce, Saba, Rilke e ha rifatto il pieno di energia che le serviva per salire sul palco: essere in tour mondiale è un’esperienza sfiancante dal punto di vista fisico e lei è arrivata sabato a Trieste da Buenos Aires, dopo un tour in Sud America; l’inossidabile madrina del punk sta per compiere 73 anni e, pur dichiarandosi eterna Peter Pan, non è più la ragazzina che arrivò a New York nel ’67 con un fagotto di stracci e pochi dollari, pronta a dormire sulle panchine di Central Park. «Più che il profumo delle cose, è la luce che produce una certa sensazione di nostalgia. Che bella luce ho trovato a Trieste»: tra un caffè (una tappa anche al San Marco), una lettura di Svevo e una foto accanto alla statua di Joyce ha trovato la giusta concentrazione per salire sul palco. In regione la si è già vista con la band al completo e risulta quindi inedita la formula più scarna che porta al Rossetti. È la prima data del “Words and Music”, e la accompagna Tony Shanahan. Alle 21.06 il duo sale sul palco: “Sono felice di essere nella vostra bella città, ho realizzato un sogno”, le prime parole della Smith, segue una lettura dalle elegie di Rilke, che tornerà nel corso della serata. E poi “Wing” da “Gone Again”, il disco del ritorno dopo qualche anno di silenzio, nel 1996, seguita da una riflessione sull’emergenza climatica e la necessità dei giovani di prendere posizione, a introdurre “Ghost Dance” da “Easter” del 1978. “Sono fortunata perché presto sarò a Padova e nel giorno del compleanno di William Blake riceverò una laurea honoris ed è una gran cosa, anche perché io la scuola non l’ho mai finita!”: parte una risata del pubblico e la sua “My Blakean Years”. Patti indossa un completo nero, sopra l’immancabile panciotto e la t shirt bianca, Tony la accompagna alla chitarra nei primi brani, per passare più tardi al pianoforte.
Le parole sono in primo piano per l’artista che esordì come poetessa, il passaggio dai reading ai concerti fu per lei un processo naturale. In fondo, all’epoca viveva al Chelsea Hotel, dove erano di casa Janis Joplin, Jimi Hendrix, Bob Dylan, Allen Ginsberg, Gregory Corso, William Burroughs. Il rock, e il punk ancor di più, è tutta questione di energia, attitudine, forza comunicativa: tutte cose che la Smith ha sempre avuto in sovrabbondanza e che ancora oggi padroneggia con gran maestria.
Patti può concedersi il lusso di cambiare setlist ogni sera, anche se ci sono dei classici imprescindibili – che non mancano al Rossetti – come “Because the Night”, “Dancing Barefoot”, o la finale “People Have The Power” un inno con il suo messaggio mai fuori moda: «La gente ha il potere/ il potere di sognare di governare/ di liberare il mondo dagli stupidi/ Possiamo mutare la rotazione della terra/ Abbiamo il potere/ La gente ha il potere».
Elisa Russo, Il Piccolo 26 Novembre 2019