PIERPAOLO CAPOVILLA, IL TEATRO DEGLI ORRORI

MERCOLEDì 4 NOVEMBRE PRIMA DATA DEL TOUR “A SANGUE FREDDO” DE IL TEATRO DEGLI ORRORI.

H 21.30 TEATRO MIELA, TRIESTE.

Mercoledì alle 21.30, il tour de Il Teatro degli Orrori parte dal Miela. La band presenta il secondo album «A Sangue Freddo»: un disco di rock applicato alla canzone d’autore, denso di contenuti, registrato alle Officine Meccaniche di Mauro Pagani.
Intervista a Pierpaolo Capovilla:
Elisa_ In teoria la vostra proposta musicale potrebbe risultare ostica, eppure avete avuto sempre un ottimo riscontro: buone recensioni, rispetto di pubblico e critica, grandi folle ai concerti. Ora il vostro nuovo disco ha registrato record di ascolti in streaming su rockit. Vi aspettavate qualcosa del genere quando avete iniziato?
PPaolo_ Credo di sì. Ci aspettavamo il successo nella stessa misura in cui abbiamo sempre creduto nella bontà delle cose che facciamo. Se fai musica e ci spendi la vita per farla, che senso avrebbe se nessuno ti ascoltasse?
Elisa_ I tuoi testi sono molto belli, hanno valore anche a leggerli da soli, come fossero poesie. Mi racconti come lavori alla scrittura, da dove trai ispirazione? Hai mai pensato di far uscire un libro come hanno fatto alcuni tuoi colleghi musicisti (da Vasco Brondi a Godano)?
PPaolo_ Io scrivo canzoni. La mia più grande ambizione è scrivere canzoni non soltanto dotate di senso, ma anche di tensione poetica. Detto questo, non credo d’essere un poeta e non sono uno scrittore; sono il cantante de Il Teatro degli Orrori, e sono felice d’esserlo.
Elisa_ Nel disco ci sono parecchi ospiti, il concerto sarà ovviamente molto diverso dal disco, cosa deve aspettarsi chi viene a vedervi?

PPaolo_ La dimensione dello studio è così diversa da quella del palco…. In studio puoi articolare le canzoni così come vorresti ascoltarle a casa, nel tentativo di fare di esse una colonna sonora della quotidianità. Dal vivo l’aspetto evenemenziale diventa imperioso, e ciò che conta è l’attimo. Il disco e lo spettacolo non devono necessariamente coincidere.
Elisa_ In formazione avete un batterista triestino, Franz Valente, ed il tour parte proprio da Trieste. Tu cosa conosci/apprezzi di questa città?
PPaolo_ Umberto Saba diceva che “Trieste ha una scontrosa grazia. Se piace, è come un ragazzaccio aspro e vorace, con gli occhi azzurri e mani troppo grandi per regalare un fiore, come un amore, con gelosia”. A Trieste respiro l’aria dell’ Europa, e il profumo del mare. Trieste è un caso unico.
Elisa_ Avete inoltre lavorato con un’etichetta della nostra regione, La Tempesta. Negli ultimi anni La Tempesta ha fatto uscire molti dei dischi italiani più significativi. Qual è il segreto del loro successo secondo te?
PPaolo_ La Tempesta è fatta da un gruppo di persone che perseguono l’entusiasmo per la buona musica. Credo che il segreto sia questo. Fare le cose per il piacere di farle. Toffolo, Moltheni e tutti de La Tempesta, sono profondamente legati alla musica, sono per così dire, “vocazionali”, e questo fa di loro non soltanto degli ottimi produttori e partners affidabili, ma anche delle persone belle ed avvincenti.
Elisa_ Consigliaci un libro, un film, un disco.

PPaolo_ “Palme Selvagge”, di William Faulkner. “Il Servo”, di Joseph Losey. “Well of Misery”, di Nick Cave and the Bad Seeds.
Elisa_ Il Padre Nostro, Majakovskij, De Gregori, De André, Pino Daniele, Ken Saro Wiwa, Artaud, Capote… qual è il collante che tiene assieme tante immagini ed influenze in maniera così fluida?

PPaolo_ Guarda, … io ci metto tutto il cuore e il cervello, ma soprattutto ci metto l’intera cultura che possiedo, nello scrivere i testi delle nostre canzoni. Ogni singola canzone per me è una prova capitale. Se non fossero importanti fino alla paranoia, non varrebbe la pena scriverle. Le citazioni non sono mai casuali, ma sono parte integrante ed organica della narrazione, sono sempre suggestioni ed allegorie ben meditate.
Elisa_ Qual è il personaggio, anche di epoche passate, che in assoluto ti sarebbe piaciuto di più incontrare in vita tua?
PPaolo_ Gesù Cristo? Forse mi accontenterei di Enrico Berlinguer.
Scherzi a parte, mi piacerebbe incontrare un vecchio zingaro, e leggergli negli occhi che è felice di vivere accanto a me.

Elisa Russo, Il Piccolo 30 Ottobre 2009

Articoli consigliati