POJANA E I SUOI FRATELLI A SAN GIUSTO IL 14.08.22

Il Pojana, personaggio che ha portato al successo popolare Andrea Pennacchi, ospite fisso a Propaganda Live su La7, è solo una delle tante incarnazioni del talentuoso attore veneto, che sarà domenica alle 21 al Castello di San Giusto con lo spettacolo “Pojana e i suoi Fratelli” (per Hot in the City/ Trieste Estate). Con lui sul palco, due musicisti «Molto bravi – racconta Pennacchi – il cantautore Giorgio Gobbo e Gianluca Segato alla steel guitar, una chitarra da ginocchia adatta a sottofondi musicali con atmosfere da film, da America profonda, che stan bene quando parli del Pojanistan».

Qual è il suo rapporto con la musica? Le sue performance a volte sono molto rock, quasi punk.

«Sì ne sono fermamente convinto, ne parlo spesso con i nostri musicisti. Cerchiamo di fare degli spettacoli un po’ come concerti. Quando abbiamo fatto L’Odissea a Milano e ha piovuto è venuto fuori un concerto heavy metal, con la gente fradicia che non voleva andare via».

Lo spettacolo a San Giusto?

«Una collezione di monologhi e canzoni (anch’esse raccontano storie), ognuna fatta da un personaggio diverso. C’è ovviamente Pojana che è la star, è uno dei fratelli che abitano questa terra ostile di gente feroce ma anche a suo modo comica, divertente».

A Trieste spesso il dialetto è l’unica lingua possibile. Punti di contatto con il Veneto?

«Ne riscontro molti. Forse per questo mi trovo sempre bene a Trieste, ci ho appena girato un film Rai (“La fortuna di Laura”) e quando mi dicono di tornarci ho subito la valigetta pronta in mano. Mi sento a casa, anche per il dialetto a tratti diverso ma famigliare. Per cui sono sicuro che i personaggi dello spettacolo verranno riconosciuti e apprezzati a Trieste». 

Dopo anni di teatro e cinema, il grande successo arriva dalla tv. Come l’ha vissuto?

«È stato anche complicato, sono sempre stato un teatrante, abituato ai tempi, ai ritmi del teatro che sono diversi dalla televisione. Mi riconoscono per strada, mi chiedono i selfie, da un lato mi fa piacere, dall’altro è strano».

All’inizio qualcuno non capiva interpretasse un personaggio.

«Il video diventato virale col titolo “ciao terroni”, parte di un progetto anti razzismo, scritto da Marco Giacosa, qualcuno pensò si trattasse di un veneto che insultava i meridionali, poi Propaganda ha contribuito a chiarire che si tratta di un attore che fa un pezzo di satira».    

È vero che Pojana l’ha costruito partendo da Shakespeare?  

«Verissimo. Da tempo faccio adattamenti, traduzioni delle cose che mi piacciono di più in veneto, stavo facendo un adattamento de “Le allegre comari di Windsor” e uno dei personaggi, Franco Ford, a un certo punto parlava come Pojana, mi ha fatto un monologo – perché dopo un po’ i personaggi ti parlano – sui suoi fucili a pompa, che poi ho portato a Propaganda». 

Cinema, tv, teatro, come tiene insieme tutte le componenti?

«È sempre lavoro. Trovare l’equilibrio è un impegno quotidiano. Quello che tiene insieme tutto è il fatto che amo molto le storie. Mi piace raccontarle ma soprattutto sentirle».

Ora cosa l’aspetta?

«Un po’ di vacanza. Poi riprenderemo lo spettacolo “Da qui alla luna”. E sarò di nuovo a Propaganda».

Quest’anno nel programma di Diego Bianchi, Andrea Salerno e Makkox, non ci sarà Marco Damilano. Toccherà a lei fare “lo spiegon”?

«Dovremo darci da fare un po’ di più tutti quanti. Siamo contenti perché va a fare una cosa bella in Rai, ma un po’ orfani, perché siamo una banda. Lì mi sento a mio agio, non so se lo sarei in un altro programma televisivo».  

Elisa Russo, Il Piccolo 14 Agosto 2022   

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