Volevo subito togliere un dubbio agli ascoltatori.
Sì.
I triestini sono pazzi.
Tutti?
Sì Tutti.
Sono pericolosi?
No, non tutti.
Certi fanno solo folklore.
Non vi dirò se io rientro nei pazzi pericolosi o in quelli folkloristici, così per tenere viva la suspense. Per certo posso dirvi che NON sono tra quei triestini che si sono recati in cima al Molo Audace per scattare una foto al molo ghiacciato con bora a mille mila. Meno male che c’è il Santo Protettore dei matti a vegliare su di noi, se no sai quanti ne perderemmo in mare? Ad un certo punto è comparsa pure una foto di una combriccola con gli sci. Sul Molo. Audace. Comunque: Molo Audace is the new Costa Crociere.
Tengo a precisare che non sono neanche tra quelli che si sono stupiti del fatto di questo imprevedibile fenomeno dell’acqua che con l’abbassamento della temperatura sotto lo zero – ohibò – ghiaccia. Ti giuro, i triestini sembravano giapponesi, tutti con le macchine fotografiche puntate su questi due obbiettivi: Val Rosandra e Molo Audace. Ad un certo punto c’era gente che andava a fotografare quelli che fotografavano, in un gioco di specchi pauroso e surreale. Ma io dico, perché andare a cercar rogne se il clima vi dice chiaramente: “state in casa e guardatevi intere stagioni di serie televisive”. Sono lì apposta! Serie tv is the new cinema. Sì perché hanno superato quel grosso limite del film, che finisce quando tu ti sei innamorato dei protagonisti e ne vorresti ancora ancora e ancora. C’è da dire che le serie di qualità sono artisticamente pari ai film d’autore e infatti spesso sono dirette da registi del cinema e interpretate da fior fior di attoroni. Ve ne cito alcune che mi sono piaciute ultimamente, dando per scontate e bypassando quelle di cui mi sono già occupata in questa rubrica (Lost, The Shield, Sons Of Anarchy, Grey’s Anatomy, Desperate Housewives, Dexter etc). Cercherò anche di non fare spoiler, perché lo so che verrei scuoiata viva se lo facessi. Dicevo prima: attoroni.
Per esempio un’immensa Jessica Lange nella serie American Horror Story. Visivamente una bomba, attori molto bravi e, volendo, te la fai sotto in due tre momenti. Ma se proprio ci tieni. Ci sono dentro un sacco di citazioni: da Shining a Rosmery’s Baby, molto Lynch, vari film sulle case stregate e possedute da demoni e fantasmi, la Dalia Nera, Kurt Cobain, Bowling a Columbine e molto altro.
La sigla di American Horror è curata dall’autore della sigla di Walking Dead (anche questa consigliata, se vi piacciono gli zombies – ma a chi non piacciono! Soprattutto abbiate pazienza perché piglia davvero alla seconda stagione più che alla prima). Altra grande attrice, fulcro di una serie è Laura Dern,
protagonista di Enlightened. È la storia di una quarantenne che torna a casa dopo un esaurimento nervoso e conseguente riabilitazione, si sente cambiata e vuole affrontare la vita in modo diverso, piena di buoni propositi. È una ingenua e col cuore grande, ma molto fragile e caotica nelle sue buone intenzioni. A me ha suscitato molte riflessioni, ma anche un senso di tristezza e solitudine. “Siamo tutti soli” dice la Dern ad un suo collega super freak che le fa delle avances (che lei rifiuta). E lui, giustamente, le ribatte “sì, ma alcuni sono più soli di altri” ed è un momento un po’ alla Woody Allen. E proprio una frase sulla solitudine mi ha raggelato il sangue in una delle più avvincenti serie viste ultimamente. “Ho avuto un’epifania. Io sarò sempre sola”, dice Carrie al suo mentore Saul in Homeland (entrambi lavorano alla CIA).
Siamo nei territori dello spionaggio e delle paranoie post 11 settembre. Quello di Carrie, è uno dei personaggi femminili più riusciti in assoluto. Impossibile non empatizzare. Più difficile invece empatizzare con qualcuno dei personaggi di Boss, serie spietatissima, dura, cinica che esplora la bassezza dei potenti senza alcuna indulgenza. Il primo episodio è diretto da Gus Van Sant, per dire. Anche qua attori da paura. Volete sapere la trama? Andate su wikipedia! Io sono un’artista, mica copio-incollo sinossi!
Se andate di fretta e volete qualcosa che non si snodi in mille mila puntate, ci sono le tre puntate di Black Mirror, una specie di Ai Confini della Realtà in chiave paranoico-tecnogica. Il secondo e il terzo episodio in particolare, dicono cose molto interessanti sui social media, sui reality, sulla possibilità di archiviare e ricordare. Il tutto esasperando la realtà, ma forse non così tanto.
Per la serie politicamente scorretto, c’è Shameless Us,
le cui vicende ruotano attorno ad un padre ubriacone, balordo e assente che ha ben sei figli che si arrangiano come possono per tirar su soldi, sopravvivere e a volte anche rimediare ai danni del papà. Ma non è una storia strappalacrime, tutt’altro. I ragazzini hanno tutti uno spessore ed una dignità enormi che li pone al di sopra del padre e degli altri adulti.
Un po’ come la figlia di Hank Moody, che in Californication si è sempre dimostrata più matura del padre, (anche se ora comincia ad avere le prime storie d’amore e qualche pasticcio lo fa pure lei). E infine, assolutamente imperdibile Breaking Bad, storia di un professore di chimica che, credendosi alla fine dei suoi giorni dopo che gli viene diagnosticato il cancro, decide di metter da parte soldi per la famiglia cucinando metanfetamine. Si ritrova però in giri molto più grandi di lui, e i colpi di scena non mancano. Un po’ come nelle storie dei Russos, storie di scienziati ricchi di colpi di scena.
Elisa Russo, In Orbita in onda su Radio Capodistria Lunedì 13 Febbraio 2012