C’è un buon nucleo di persone che definirei giovani (sempre attenendomi allo standard attuale 0-45 anni) che negli ultimi anni ha manifestato spesso la nausea per i mass media tradizionali. Moltissimi nostri amici dicono di non avere la tv in casa. E fanno bene. Anche se molti, secondo me, mentono e sono un po’ troppo aggiornati sull’ultimo Sanremo, Zelig e Presadiretta per non aver acceso una tv dal 1985, ma vabé. Oggi a pranzo ho visto uno scorcio di un tg in cui il servizio più importante era l’intervista ad una modella americana che mi è completamente ignota, che diceva di amare molto l’Italia, oh sì. “La amo così tanto che mangio la pasta tre volte al giorno”. Detto da una tipa di 40 kg, capisci? Fin qua ci siamo: i giiiuovani decidono di boicottare le informazioni che arrivano dai mass media ufficiali. E ci può stare. Vanno a cercare le informazioni altrove, tipo in rete. E anche qui, ci può stare. Solo che bisogna prestare attenzione alle fonti a cui ci si affida. Non è che ciò che si trova in internet sia tutto oro colato, anzi.

Per esempio: diffidare di tutti gli stupidi appelli che si trovano su Facebook. Bufale al 99,9%. Ritornano ciclicamente: alcune sono anche molto gravi come il decreto salva-pedofili con tanto di lista dei parlamentari che l’avrebbero promosso, o l’annullamento della pena per gli stupri in branco. Altre magari più “leggere” come la tassa sugli animali domestici, e poi il famoso scarponcino. È la foto di una suola che dimostrerebbe la presenza di un infiltrato delle forze dell’ordine tra i black bloc, ma lo dimostrava – semmai – nel 2000 e qualcosa, in Canada. Non a Roma, Genova o in Grecia. Ci sono appelli che basta veramente leggerli per capire che non stanno in piedi. Molto in auge nei giorni passati quello di adottare dei cuccioli di razza, rimasti senza ricovero a seguito del crollo per neve di un tetto a Predappio. Oppure quella di non dare da mangiare le briciole agli uccellini, che col freddo si ingozzano e gli fa congestione e muoiono. Ma cosa gli vuoi dare a sti poveri uccellini? Fagiano arrosto con patate novelle? Su tutti, però, ha primeggiato il capo indio. Ha fatto il giro del globo la foto di questo amazzone che piangerebbe per la notizia dell’inizio dei lavori della diga di Belo Monte (leggi sterminio foresta amazzonica se vai di fretta). Peccato che la foto era stata scattata nel 2002 durante il rito funebre celebrato in onore del suo caro amico Orlando Villas Bôas.

Allora qualche dritta veloce dal blog di Paolo Attivissimo, Il Disinformatici per orientarsi:

“Parto sempre dal presupposto che tutti gli appelli che ricevo sono bufale fino a prova contraria. Molti utenti, invece, danno per buono tutto quello che leggono sullo schermo del PC. Lo so, il mio è un atteggiamento cinico, ma deriva dall’esperienza: la maggior parte degli appelli è effettivamente falsa.

– Do un’occhiata alla coerenza interna del messaggio. Ci sono contraddizioni evidenti? Allora è assai probabile che sia una bufala.

– Poi guardo i dati concreti contenuti nell’appello: riferimenti a date, persone, nomi, aziende, indirizzi, leggi o documenti. Se non ci sono riferimenti precisi, anche questo mi fa propendere per la bufala.

– Se invece i riferimenti ci sono, li indago tramite i motori di ricerca, come Google. Se non trovo niente nei siti autorevoli (riviste di settore online, CNN, BBC, Amnesty International, per esempio), è probabile che sia una bufala.

Come faccio a decidere se una fonte è autorevole? Seguo due criteri fondamentali: il primo è che le agenzie di stampa, CNN e BBC sono autorevoli perché fanno sì degli errori, ma in genere ci azzeccano (o perlomeno ci azzeccano molto più spesso di tante altre fonti). Il secondo è il criterio del tornaconto. Per esempio, se il Papa dice che ha le prove dell’esistenza di Belzebù, lo considero fonte di parte (ha un tornaconto nell’affermarlo). Se il Papa dice che ha le prove che Belzebù non esiste, lo considero fonte autorevole (perché manca un tornaconto, anzi, dicendolo va contro le proprie convinzioni).

 

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